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Pappa reale

  • Api regine e pappa reale – Lezione 6

    In questa lezione del corso, la penultima, l’argomento trattato è “api regione e pappa reale”. Sono due argomenti strettamente legati che possono, se si decide di intraprendere questa attività, integrare il reddito di un’azienda apistica. Per conoscere gli altri prodotti dell’alveare potete trovarli nella precedente lezione.

    Perché allevare delle regine??

    L’allevamento delle api regine consente di lavorare in modo da poter perseguire diversi obiettivi, tra i quali:

    1. pratici e quantitativi da una parte come:
      • aumentare rapidamente il numero delle colonie;
      • rinnovare regolarmente tutte le regine ogni due anni;
      • risolvere, rapidamente, i diversi problemi che regolarmente si ripresentano come: colonie orfane, regine non soddisfacenti o fucaiole, ecc;
    2. qualitativi dall’altra, per la selezione delle madri che permette di ottenere:
      • famiglie omogenee;
      • un miglioramento nelle caratteristiche delle colonie: oltre alla produzione, migliorare la resistenza alle malattie e l’adattamento all’ambiente circostante;

    Perché le api sciamano??

    Il comportamento naturale per la riproduzione di una colonia d’api è la sciamatura. Seguendo tale istinto naturale, possono generarsi una, due o più famiglie.
    La sciamatura delle api + provocata dall’indebolimento nella percezione del feromone reale (mezzo di comunicazione della regina con l’insieme della colonia tramite le api della corte che la leccano).
    Nella realtà, sono due i feromoni secreti dalla regina che sono all’origine dell’unità famigliare. Uno di questi feromoni (tradotto in senso di gusto), impedisce la costruzione di celle reali naturali e non fa sviluppare gli ovari delle operaie. L’altro, (senso dell’olfatto) assicura la coesione della colonia. Ad esempio, quando la regina invecchia, la produzione di feromoni diminuisce e la sua presenza diventa sempre meno percepibile dalle api stesse che, ben presto, la sostituiranno.

    Esempio di sciamatura naturale

    Esempio di sciamatura naturale

    L’aumento della popolazione d’api in primavera, accompagnato dall’apporto di nettare, provoca il blocco della deposizione, contribuisce a rompere l’equilibrio tra la quantità di feromoni emessi e la popolosità della famiglia.
    Tutto questo, combinato ad un periodo di super abbondanza di raccolto, origina il fenomeno della sciamatura.
    Le migliori regine nascono in questi periodi perché sono scelte per la perennità della specie e così, si è cercando di riprodurre artificialmente le condizioni che si verificano in tali occasioni.

    L’allevamento delle regine provocato

    Se la sciamatura naturale delle colonie origina le migliori regine, presenta però anche enormi difficoltà di gestione.
    D’altra parte, l’utilizzo delle regine nate in periodi di sciamatura, conduce ad un fenomeno di selezione di “api regine con forte propensione alla sciamatura”. Per eliminare questi problemi, l’unica strada che può essere seguita è quella che conduce all’allevamento reale provocato.
    Provocare un allevamento reale significa scegliere una famiglia d’api, farle allevare celle reali (senza che questa abbia avuto intenzioni proprie), e poi organizzarsi in modo da poter disporre di celle reali a maturità quando se ne ha bisogno.
    Di fondamentale importanza è il ricordare che:

    • la presenza di fuchi è condizione essenziale per un allevamento di regine;
    • la maturità dei fuchi è più lenta di quella della regina;

    Di conseguenza, per una migliore programmazione del nostro allevamento, sarà necessario operare in modo da poter disporre di fuchi maturi al momento voluto. Questo si rivelerà tuttavia un metodo che ci permetterà di guadagnare alcune settimane rispetto al tempo necessario per la normale fecondazione naturale.

    Regina circondata dalle api di corte

    Regina circondata dalle api di corte

    Si procederà in questo modo: all’inizio dell stagione, all’interno delle arnie forti in precedenza selezionate, si introducono 30 giorni prima della data programmata per i primi traslarvi, uno o due telai con celle da fuco (già fatti lavorare l’anno precedente) e si stimola l’arnia con uno sciroppo proteico.
    Teoricamente, un favo di fuchi n può far nascere in media 3000 che consentono la fecondazione di 200 regine all’incirca.
    In natura, le colonie con regina producono dai 1500 ai 2000 fuchi. In generale, si stimano necessarie 5 famiglie che allevano fuchi per 100 nuclei di fecondazione.
    Le colonie orfane mantengono in genere grandi quantità di fuchi.
    Ne periodi in cui mancano i fuchi, si può trarre profitto da tale fenomeno andando ad inserire nelle colonie orfane i telai da fuchi allevati. Occorrerà però settimanalmente inserire della covata da operaia.
    Questa “banca di fuchi” verrà nutrita con del candito proteico.

    La selezione

    È una priorità per l’allevamento delle api regine.
    Selezionare significa modificare mediamente, nel corso delle generazioni che si succedono, dei caratteri trasmissibili quantificati. Proprio per questo è necessario lavorare su linee genetiche diverse, provenienti da zone geograficamente diverse e verificare che le caratteristiche che si vogliono trasmettere si mantengano con passaggio di generazione in generazione.

    Selezione

    Selezione

    Metodi di allevamento

    Sono utilizzati in tutto il mondo tantissimi metodi di allevamento differenti, sarebbe impensabile di spiegarli tutti in questa lezione. Per questo motivo si è scelto di descrivervi e farvi presente ai metodi maggiormente utilizzati.

    Starters (iniziatori)

    Gli starters vengono usati per fare iniziare l’allevamento delle celle reali prima di passarle ai finisher (finitori).
    Le larve innestate vengono affidate per 24 ore alle cure di colonie orfane molto popolate di api giovani e con abbondanti scorte alimentari. Questo metodo assicura una buona accettazione e d un numero costante di celle reali disponibili.

    Starter

    Starter

    In genere, i finitori hanno dimostrato una buna accettazione e il ricorso agli starter è limitato. Questi ultimi vengono in genere usati all’inizio della stagione quando i finitori non hanno ancora acquistato il “riflesso d’allevare”, o quando si presentano momenti critici per l’accettazione come nei periodi caldi e secchi o, al contrario, troppo freschi e umidi.

    Sistema “Americano”: Swarm box

    Consiste in una cassa con rete su tutti i lati e fondo, al cui interno vengono scossi telai di api giovani (le nutrici che si trovano sui favi di covata) in modo di avere da 5 a 6 kg di api.
    Al di sopra viene agganciato il corpo di un’altra cassa dove sono stati sistemati in precedenza 5 favi di miele e polline. Si mettono in comunicazione i due corpi di cassa: le api saliranno a poco a poco verso i telai posti sulla parte superiore.
    Dopo circa due ore di orfanità viene portato e aperto nel luogo dell’allevamento e gli verranno date 224 larve (quattro porta stecche con quattro stecche di 14 cupolini). Sarà assolutamente necessario nutrirli con acqua e zucchero.
    Dopo 24 ore, si procederà togliendo le prime celle allevate e si rimetteranno nello swarm box una nuova serie di 84 larve. Al terzo giorno 56 larve.
    In seguito, le api saranno oramai troppo vecchie e potranno essere destinate alla popolazione dei nuclei di fecondazione. Questo sistema, però, non è utilizzato spesso in quanto presenta delle difficoltà di gestione delle api finali ed in alcuni casi fornisce risultati troppo aleatori.

    Swarm box

    Swarm box

    Sistema semplice con cassettino portasciami da 5 favi

    In piccole arnie, con il fondo a rete, si mettono due favi, uno di polline e l’altro di miele. All’interno si scuotono 4 favi di covata presi da colonie nelle quali è stata localizzata la regina.
    Durante la scossa le bottinatrici prendono il volo, mentre all’interno rimangono soprattutto le giovani api nutrici.

    Porta sciami a 5 favi

    Porta sciami a 5 favi

    Trasportata sul posto dell’allevamento, l’arnietta abbondantemente popolata può ricevere gli innesti di 42 larve (1 porta stecche con tre stecche da 14 cupolini).
    Il risultato di questo sistema è ottimo e regolare, si può contare su un’accettazione superiore al 95%.

    Traslarvi (metodo Doolittle)

    Per un allevamento su grande scala, il metodo più conveniente consiste nel trasferire una larva d’operaia, nata da mendo di 12 ore, in una cella da regina in modo da farla allevare come tale.
    L’uovo d’ape ha una misura di circa 1,5 mm e quando si schiude, la larva che nasce è ancora più piccola.
    E’ però ben visibile sul fondo della cella, perché posta su di una sostanza (pappa real) che luccica.
    Il traslarvo è fatto utilizzando i “picking” americani che permettono, con un po d’abitudine e delicatezza di prelevare la larva dal suo bagno di pappa reale senza rovinarla.

    Traslarvo

    Traslarvo

    I traslarvi vengono operati in cupolini di plastica, costituiti da tre elementi che, incastrandosi, semplificano la preparazione, la riunione e la raccolta delle celle reali.
    L’età della larva innestata è molto importante perché la “castrazione nutrizionale” avviene già dal terzo giorno dalla schiusa dell’uovo e, quindi, la composizione della pappa reali somministrata alla futura regina sarà diversa da quella data alla futura operaia.
    Più giovane sarà la larva, più ci troveremo vicini alle condizioni naturali d’allevamento d’api regine naturali.

    Finitori

    Dopo 24 ore passate all’interno dello starter, le larve verranno introdotte nei finitori, vale a dire all’interno di colonie che le alleveranno fino alla maturità o fino all’opercolatura.
    Se la selezione delle madri è basilare, non bisogna dimenticare l’importanza delle allevatrici che condizioneranno il futuro della regina che dovrà essere nutrita al meglio. Le colonie di allevatrici dovranno essere forti, con una regina dell’anno, mansuete e dovranno tenere bene il favo.
    Per ogni colonia bisognerò controllare, durante l’allevamento, l’accettazione e la qualità delle celle reali.
    Le allevatrici che danno poco pappa reale e che costruiscono piccole celle devono essere sostituite.
    La prima accettazione delle larve innestate con il traslarvo è in genere deludente. A partire invece dalla seconda, l’accettazione va migliorando perché la colonia acquista un “riflesso per l’allevamento”.

    Finitore aperto (orizzontale)

    Finitore aperto (orizzontale)

    I finitori maggiormente utilizzati sono del tipo verticale e non necessitano di particolari materiali; le allevatrici possono essere scelte tra le colonie a secondo della loro qualità. Per organizzare un finitore si prelevano dalla colonia, scelta in precedenza, due favi di covata opercolata coperta di api e un favo di miele e polline. All’inizio della stagione le notti sono fredde e le api tendono a ridiscendere. E’ per questa ragione che, generalmente, il materiale utilizzato per il primo allevamento deve provenire da alveari esterni.
    Si mettono i favi all’interno del corpo di un alveare e si scuotono 2 favi di api giovani. Dopo aver riorganizzato al colonia con una regina, vi si posa sopra un’escludi regina e si sovrappone la famiglia orfana.
    In mezzo ai due favi di covata verrà messo il porta stecche con nutritore nel quale saranno inserite le stecche. Le api dei due corpi comunicheranno attraverso l’escludi regina. Il nutritore messo sul coprifavo permetterà di nutrire l’allevamento con candito proteico.
    Ogni 10-15 giorni, la parte superiore orfana verrà riorganizzata: si rimetteranno 2 favi di covata, in modo da avere a disposizione in continuazione una grande quantità di api nutrici.
    Il finitore, dopo 24 ore dalla sua costituzione, potrà ricevere i primi traslarvi o le celle già accettate dallo starter.

    Nuclei di fecondazione

    In Italia non esistono nuclei di fecondazione standard. Quelli utilizzati sono piuttosto vari, dai portasciami da 5/6 telai, a quelli da mezzo telaio da melario. In genere, ogni allevatore ha il suo personalizzato.
    Il loro impiego è soprattutto legato al fatto di consentire una diminuzione dei costi di gestione.
    Negli ultimi anni, in Italia, sono apparsi diversi tipo di mini-nuclei che sono stati provati e sperimentati consentendo di arrivare alla conclusione che possono perfettamente funzionare nella nostra regione, e che non esiste alcuna regione per cui si possa pensare che le regine in essi fecondate siano di qualità inferiore.

    Nucleo di fecondazione

    Nucleo di fecondazione

    Il loro utilizzo porta, inoltre ad una specializzazione degli allevamento, in quanto buona resa dipendere dalla rigorosa periodicità delle operazione che su di essi devono essere eseguite e dalla perfetta conoscenza degli equilibri che regolano la piccola famiglia nei diversi periodi stagionali.

    Formazione dei mini-nuclei – Primo sistema

    Prevede un procedimento analogo a quello della formazione degli startes: in apiario si scuotono 8/10 telai di api giovani in un cassettino del tipo portasciame da 5 favi, avente la rete sui lati.
    Il tutto viene portato in azienda e “lavato” in modo da bagnare completamente le api. Così fatto, si procederà raccogliendo comodamente le api con un bicchiere. Solitamente un cassettino formato con questo metodo permetto di popolare circa 25 mini-nuclei.

    Mini - nucleo

    Mini – nucleo

    Con le operazioni si procede come segue:

    • si mettono negli appositi contenitori 200/300 grammi di candito
    • si introduce la cella reale di 10/11 giorni od una regina vergine
    • si mettono le api
    • prima di essere aperto, il mini-nucleo chiuso, viene tenuto in un luogo buio e fresco per un periodo che va dalle 24 alle 48 ore.
    Formazione dei mini-nuclei – Secondo sistema

    Si porta in azienda il pacco d’api fatto come descritto in precedenza e lo si mette all’interno di una camera scura e fredda (8°C). Qualche ora dopo, si addormentano utilizzando anidride carbonica, disponendo in questo modo di circa 10 minuti per manipolare le api addormentate.

    Arnietta per mini-nuclei

    Arnietta per mini-nuclei

    Le operazioni di cui si è parlato possono apparire semplici, ma occorre apprestare la massima attenzione ad ogni particolare in questa fase poiché si rischia di uccidere l’intero pacco d’api.
    I mini-nuclei, così costituiti, saranno sistemati in un luogo scuro e freddo per 24-48 ore, ed aperti successivamente nel posto in cui dovrà avvenire la fecondazione.
    Dopo 12 giorni dalla nascita, le regine avranno deposto una quantità di uova sufficienti a garantire la continuità della mini-colonia, a quel punto dovranno essere raccolte e introdotta una nuova cella reale.

    Raccolta, marcatura ed ingabbiamento delle api regina

    Generalmente la cella reale viene introdotta nel nucleo di fecondazione un giorno prima della sua nascita. Sul suo coperchio si segna la data di nascita e la sigla che indica la regina madre.
    La regina compie il suo volo nuziale tra il 4 e il 7 giorno di vita, inizia a deporre verso il 9/10 giorno. La sua fecondità viene verificata al 12/13 giorno e, solo dopo questo controllo, si passa alla raccolta.
    La valutazione sulla deposizione si baserà su di un giudizio di merito: vengono eliminate le regine che depongono in modo irregolare e che hanno malformazioni fisiche.
    Dopo la verifica si passa alla raccolta e alla marcatura.
    Quest’ultima consiste nell’apporre un punto di vernice colorata sul torace della stessa. I colori di marcatura, in base ad un accordo internazionale, cambiano di anno in anno e sono blu, bianco, giallo, rosso e verde. La sequenza si ripete ogni 5 anni.

    Marcatura regine standard internazonale

    Marcatura regine standard internazionale

    La marcatura è fatta al fine di poter conoscere, in ogni momento, l’età della regina e per renderla più visibile quando è in mezzo alle altre api.
    La vernice usata è di tipo acrilico.
    Una volta marcata, la regina viene introdotta nella gabbietta con le accompagnatrici.

    Gabbietta per api regina

    Gabbietta per api regina

    Le gabbiette devono avere precise caratteristiche: innanzi tutto essere in grado di assicurare la vitalità delle api che ospitano, anche nel caso di lunghi viaggi. Quelle standard, usate per le spedizioni, garantiscono areazione e la giusta umidità; sono inoltre costituite da un parte in legno sulla quale viene posta una rete metallica. Una loro parte è destinata per contenere il candito.

    Tecniche di sostituzione delle regine

    Non esiste un metodo infallibile e le variabili che possono ostacolare l’accettazione son infinite. Questo significa che è difficile proporre il miglio metodo. Pertanto, qui si potranno riportare solo le esperienze ritenute interessanti:

    • Formazione di uno sciame con regina feconda senza covata: si costituisce uno sciame con due favi di polline e miele ricoperte di api e si introduce simultaneamente una regina ingabbiata. La percentuale d’accettazione si è sempre rivelata buona.
    • Introduzione diretta utilizzando pappa reale: dopo aver tolto la vecchia regina, si può immediatamente introdurre la nuova senza gabbietta bagnandola con pappa reale fresca. Questa tecnica può essere usata anche nel caso di famiglie orfane o fucaiole senza dover distruggere le celle reali presenti.
    • Introduzione sotto rete su covata nascente.
    • Introduzione di celle reali aperte (al quarto giorno dopo l’innesto)

    Pappa reale

    La produzione di pappa reale è poco diffusa fra gli apicoltori italiani. Il ridotto sviluppo del settore va imputato, oltre che alla scarsa conoscenza degli aspetti tecnici, alla presenza
    sul mercato di prodotto proveniente dalla Cina ad un prezzo estremamente competitivo.
    Recentemente, però, si è osservato un crescente interesse per la pappa reale italiana incentivato da una maggiore informazione riguardo la scarsa qualità del prodotto cinese, il quale talora non rispetta i requisiti merceologici e sanitari.

    Celle reali con larva e pappa reale

    Celle reali con larva e pappa reale

    Le nuove potenzialità commerciali hanno spinto alcuni apicoltori a dare vita ad un’associazione, il COPAIT, il cui obiettivo è la diffusione e valorizzazione della pappa reale italiana. L’espansione di questa attività, infatti, si basa sulla divulgazione delle conoscenze riguardo le caratteristiche del prodotto, le tecniche produttive e i suoi risultati economici.

    Caratteristiche e proprietà

    La pappa (o gelatina) reale, a differenza di propoli e miele, che sono una rielaborazione di essenze vegetali, è una sostanza di esclusiva origine animale. Viene secreta dalle ghiandole ipofaringee e mandibolari dalle api operaie di età compresa tra 5 e 14 giorni per nutrire tutte le larve nei primi tre giorni di vita.
    Quando le api decidono di allevare una nuova regina, nutrono la larva per tutto il suo ciclo con la pappa reale e continuano a fornirgliela anche durante tutta la vita allo stadio di insetto. Grazie a questo alimento la regina sviluppa l’apparto riproduttore e può vivere fino a 5-6 anni, contrariamente alle api operaie la cui vita è di pochi mesi.
    Queste eccezionali proprietà hanno portato l’uomo a considerarla come un possibile alimento, scoprendone i numerosi benefici. Sono molte le proprietà riconosciute alla pappa reale, anche se le caratteristiche dei suoi componenti non bastano a spiegarne gli effetti sull’organismo; si ritiene, infatti, che questi siano dovuti a qualche sostanza non ancora identificata o al naturale equilibrio e all’effetto sinergico dei diversi elementi. La pappa reale esercita un’azione di stimolo sull’intero organismo che si traduce in una sensazione di benessere psico-fisico, una maggiore resistenza alla fatica fisica e intellettuale e un aumento dell’appetito. Per queste caratteristiche è particolarmente adatta per bambini, anziani, sportivi, studenti e persone soggette a stati di stress. La dose consigliata è di 250 mg al giorno, da assumere al mattino (di sera l’euforia che trasmette può dare una lieve insonnia) e a digiuno, tenendola preferibilmente sotto la lingua, in modo da facilitarne l’assimilazione.

    Pappa reale

    Pappa reale

    La pappa reale è una sostanza semifluida, omogenea e gelatinosa, di colore biancastro tendente al beige. Il sapore è acido e l’odore pungente.
    Uno dei circa 30 acidi grassi, il 10-HDA, è contenuto esclusivamente nella pappa reale ed esercita un’attività antibatterica e antitumorale; nel tempo la sua concentrazione diminuisce rapidamente per cui è possibile giovarsi delle sue proprietà solo consumando il prodotto fresco. Il 2,8% del contenuto della pappa reale è ancora sconosciuto, ed è questa la ragione per la quale non si è in grado di produrla industrialmente.
    La pappa reale, data la composizione chimica e l’elevato contenuto di acqua, non si conserva facilmente: teme l’ossigeno, la luce e l’attacco di muffe. L’umidità rappresenta un importante indicatore di qualità: se è inferiore al 64% il prodotto è vecchio o mal conservato, se è superiore al 68% vi è un elevato rischio di sofisticazione.
    Va conservata in frigo, ad una temperatura tra 0 e 5 °C, e durante il trasporto va sempre mantenuta la catena del freddo; con queste precauzioni si può conservare fino a 18 mesi senza che perda le sue caratteristiche. Per evitare il contatto con aria e luce, la gelatina viene sigillata in sacchetti di alluminio plastificato per alimenti. Per la vendita al minuto viene confezionata in flaconi da 10 g chiusi con un tappo ermetico e posti all’interno di un contenitore in polistirolo insieme alla palettina dosatrice.

    Descrizione del processo produttivo

    La pappa reale che viene raccolta è contenuta esclusivamente nelle celle reali, in quanto quella che si trova nelle celle per api operaie o fuchi ha una diversa composizione. Quindi, per ottenere il prodotto, è necessario che la famiglia allevi nuove regine, situazione che si verifica nel periodo della sciamatura o in caso di orfanità. Essendo la sciamatura un fenomeno limitato alla stagione primaverile, la tecnica di produzione è basata sulla creazione di una permanente condizione di orfanità.
    Non esiste una sola tecnica per produrre pappa reale: di seguito viene descritta quella più diffusa fra i soci del COPAIT e che da questi viene indicata a quanti intendono intraprendere questa attività.
    Ogni unità produttiva è composta da due arnie a 6 favi sovrapposte e separate da un escludi regina il cui scopo è mantenere la regina nell’arnia inferiore; le api operaie
    presenti nell’arnia superiore, percependo l’assenza della regina, vengono stimolate ad allevarne di nuove.

    Disposizione delle arnie

    Disposizione delle arnie

    Per produrre un elevato quantitativo di gelatina è necessario che siano garantiti il nutrimento e le opportune condizioni ambientali all’interno dell’alveare e che la famiglia sia numerosa e composta di molte api nutrici; a questo scopo è necessario eseguire ogni 6-9 giorni la rimonta, operazione che consiste nel togliere un favo con covata fresca dall’arnia inferiore e inserirlo nella parte orfana in cui si produce la pappa reale in modo da assicurare il necessario ricambio di giovani api.
    La nutrizione, che va curata con attenzione in quanto incide sul dinamismo e, di conseguenza, sulla produttività della famiglia, deve prevedere una parte zuccherina ed una proteica; la prima viene generalmente assicurata con miele o zucchero, la seconda con polline. La quantità da somministrare va ben dosata, poiché il nutrimento deve essere completamente consumato e non stoccato nei favi, situazione che andrebbe a ridurre lo spazio per la deposizione e quindi il numero di api all’interno dell’alveare.

    Innesto delle larve

    Le api che si trovano nell’arnia superiore allevano le nuove regine dalle giovani larve che l’apicoltore vi inserisce. Queste vengono posizionate all’interno di cupolini artificiali, di plastica o di cera, montati su delle stecche che a loro volta sono inserite in un telaio detto portastecche. Nella parte superiore di questo telaio è ricavato un nutritore che, nel momento in cui si inseriscono le stecche innestate, viene cosparso con una soluzione zuccherina che ne aumenta l’accettazione da parte delle api.

    Telaio portastecche con stecche, cupolini e nutritore

    Telaio portastecche con stecche, cupolini e nutritore

    Le larve da inserire nei cupolini vengono estratte dai favi contenenti covata fresca; questi non vanno prelevati dalle arnie in cui si trovano famiglie in produzione, ma da altre destinate specificamente a questo scopo.
    Prelevato il numero opportuno di favi, l’apicoltore si reca in laboratorio dove inizia l’innesto delle larve nei cupolini (traslarvo). Per questa operazione è necessario un leggio,
    che tiene il favo nella giusta posizione, una lampada e una lente di ingrandimento per meglio individuare le larve da innestare. Lo strumento con il quale si effettua il traslarvo è il cosiddetto “picking cinese” il quale consente di prelevare la larva dal favo, con la gelatina che si trova sul fondo della cella, e di depositarla sul fondo del cupolino.

    Prelievo delle larve con il picking cinese

    Prelievo delle larve con il picking cinese

    È questa una fase critica del processo in quanto da essa dipende il risultato produttivo; infatti, se le larve vengono posizionate male sul fondo del cupolino o accidentalmente uccise, le api non le accetteranno e non inseriranno nei relativi cupolini la gelatina per allevarle.
    Le stecche con i cupolini innestati vengono poste in una cassettina ricoperta da un panno umido per garantire la sopravvivenza delle larve; raggiunto un numero sufficiente vengono portate in apiario e posizionate sui telai portastecche. Questi vengono inseriti al centro dell’arnia superiore, poiché questa è la zona più calda che, anche in caso di abbassamenti termici, non viene mai abbandonata dalle api.
    Quando si opera con un elevato di unità produttive è opportuno non preparare tutte le stecche contemporaneamente, in quanto l’allungarsi dei tempi nei quali le larve permangono all’esterno dell’alveare comporta un incremento della loro mortalità.
    L’esecuzione del traslarvo in tempi successivi incrementa notevolmente gli spostamenti fra il laboratorio e l’apiario, ciò richiede che i due luoghi di lavoro si trovino poco distanti e
    che entrambi siano facilmente raggiungibili.

    Estrazione della pappa reale

    Trascorse 72 ore dall’inserimento delle stecche, periodo durante il quale le api hanno riconosciuto le giovani larve e hanno depositato nei cupolini la gelatina per allevare nuove regine, i telai portastecche vengono estratti dall’arnia.

    Estrazione del telaio portastecche con i cupolini riempiti di pappa reale

    Estrazione del telaio portastecche con i cupolini riempiti di pappa reale

    Le stecche, tolte dal telaio, vengono portate in laboratorio. La prima operazione consiste nel rimuovere, con un taglierino riscaldato, la cera che le api hanno iniziato a depositare per opercolare i cupolini. Operazione successiva è l’estrazione delle larve per la quale viene utilizzato lo stesso impianto che si impiega per aspirare la gelatina, a cui viene applicato un convogliatore d’aria. Il getto viene passato sulla stecca, in modo da aspirare tutte le larve in pochi secondi

    Aspirazione della larva

    Aspirazione della larva

    e lasciare la pappa reale pronta per il prelievo.

    Pappa reale senza larva

    Pappa reale senza larva

    L’impianto di aspirazione con il quale la pappa reale viene prelevata dai cupolini e raccolta in un contenitore è costituito da una pompa pneumatica alla quale è collegato un filtro che trattiene le impurità presenti nella gelatina.
    La pappa reale viene quindi confezionata in sacchetti da 1 kg, per la vendita all’ingrosso, o in barattolini da 10 g, nel caso sia destinata alla vendita al dettaglio, e conservata al fresco.

    Impianto di aspirazione

    Impianto di aspirazione

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