Coconta

arnie

  • La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.

    Ciao a tutti,
    è da veramente troppo che non pubblico un post in questo blog per aggiornare lo stato della mia avventura, ma sono stati due mesi davvero tosti dove ho dovuto lavorare fino a sera inoltrata e non ho avuto tempo di fermarmi a scrivere.

    Ci eravamo lasciati che entrambe le arnie in mio possesso erano in ottima salute e avevano ricoperto tutti i telaini a loro disposizione.
    Riprenderò il mio racconto proprio dalla visita successiva a quella che vi ho descritto nel precedente post.

    Non credo di avervelo detto precedentemente ma io visito regolarmente l’apiario una volta a settimana per non recare troppo disturbo alle nostre amiche.

    Arnia Azzurra
    Durante la visita successiva, ispezionando un po’ sommariamente perché avevo poco tempo a disposizione, avevo costatato che il tutto stava procedendo bene e, non essendo troppo convinto sul da farsi, ho optato per aspettare ancora una settimana per deporvi il melario.
    Errore che ho pagato nel giro di qualche giorno poiché dalla suddetta arnia il 18 giugno verso l’ora di pranzo è partito uno sciame che si è fermato, nel giro di una decina di minuti, a una quindicina di metri dall’arnia di partenza.

    Io essendo al lavoro non ho potuto fare altro che sperare che la mattina successiva fossero ancora lì e non avessero già trovato un’altra dimora.
    Con l’emozione che riempiva il cuore fino a farlo esplodere mi sono alzato presto e sono andato sul luogo dove avevano visto lo sciamo posarsi, mi sono avvicinato e l’ho trovato ancora lì.

    Non potendo tagliare la vite ho deciso di creare una piccola struttura sospesa da terra e, una volta che il porta sciami fosse stato in posizione, agitare convulsamente la vite per farle precipitare all’interno della cassa.

    Sciame dopo aver agitato la vite

    Sciame dopo aver agitato la vite

    A questo punto ho cominciato a cercare la regina, sapevo che era marcata (infatti al contrario di quello che molte persone pensano, quando una famiglia sciama la maggior parte delle volte è la regina vecchia che lascia la casa e vola via) di rosso e desideravo capire se era caduta all’interno della cassetta oppure no.

    Seguendo con lo sguardo il flusso di api che risaliva la vite l’ho avvistata e, con estrema cautela, l’ho afferrata e appoggiata su un lembo della cassa.

    Lunga vita alla regina!

    Lunga vita alla regina!

    Ho atteso qualche minuto per osservare che cosa avesse intenzione di fare la regina, ma tranquilla tranquilla si è infilata tra due telaini agevolandomi ulteriormente il lavoro.
    A quel punto non ho fatto altro che agitare ulteriormente la vite, spostare tutta la cassetta sulla terra ferma, chiuderla (lasciando aperta una via) e attendere che tutte le api entrassero nella loro nuova dimora.

    La stessa sera, al ritorno dal lavoro, ho preso il nucleo (l’ho sigillato) e l’ho portato in un appezzamento di terra che dista più di 3 chilometri dal mio apiario.

    Ad una settimana di distanza le ho riportate in apiario e le ho trasferite all’interno di una nuova arnia Verde speranza.

    Tornando all’arnia Azzurra, le api che sono rimaste fedeli alla nuova regina hanno continuato ad importare nettare, immagazzinandolo non nel melario ma bensì nel nido ingolfando un pochino la deposizione della nuova regina (che ho avvistato finalmente nella visita effettuata il 12 luglio) e non costruendo più di tanto il melario.

    Ricapitolando l’arnia azzurra sta riprendendo il suo normale ritmo con una nuova regina nata probabilmente qualche giorno prima della sciamatura e, spero, che riprenda a costruire nel melario per l’ultimo mese che glielo lascio (ho programmato di levare tutto ad agosto per lasciare più scorte possibili alle famiglie).

    Arnia Verde
    Questa nuova famiglia nata a seguito della sciamatura si sta sviluppando velocemente, è impressionante vedere la velocità con la quale uno sciame tira della cera, infatti nel cassettino non vi erano favi già costruiti ma solamente fogli cerei che sono stati completamente costruiti nel giro di una settimana.

    Stato covata nuovo nucleo

    Stato covata nuovo nucleo

    Avendo deciso di tenere più stretta possibile la famiglia ho introdotto nell’arnia un diaframma che separasse il nucleo dai fogli cerei presenti all’interno dell’arnia (mi hanno infatti insegnato che è meglio riempire completamente ogni spazio all’interno dell’arnia poiché le api prediligono gli spazi vuoti per costruire).

    Ora questa famiglia si è allargata fino ad occupare sette telaini e credo che la prossima settimana sarò costretto ad allargarla fino a 9.

    Arnia Arancio
    Quest’arnia sarà l’unica che probabilmente quest’anno mi fornirà del miele da porte consumare.
    L’unica pecca rimane l’aggressività, che alla fine dei conti non è un ostacolo così insormontabile.

    Fino ad oggi si è sviluppata, ha costruito il primo melario (riempiendolo completamente questa settimana) e ora vedrò come si comporta con il secondo.

    Durante l’ultima visita ho estratto il telaini trappola dal nido (utilizzato per la lotta bio meccanica alla varroa, di cui non ho trovato traccia) e vi ho eliminato tutta la covata maschile presente.

    La stessa operazione dorò effettuarla, probabilmente, alla prossima visita nell’arnia azzurra.

    Riassumendo le cose stanno procedendo bene, ho tre famiglie in ottima forma di cui una riesce probabilmente a fornirmi il primo miele da assaggiare.

    Spero di riuscire a scrivere la visita la prossima settimana e di documentarvela con foto e video.

    A presto, bzzz‼

  • Primi lavori nel futuro apiario

    Ciao a tutti,
    con immensa gioia posto il mio primo articolo che riguarda strettamente la mia avventura con il mondo delle api e che riguarda i primi lavori nel futuro apiario.
    E’ passato circa un mesetto dal mio ultimo post e anche dalla mia ultima lezione al corso di apicoltura e in tutto questo tempo non ho fatto altro che attendere l’avvicinarsi della bella stagione o comunque sia di un miglioramento.
    Ieri ed oggi sono state due bellissime giornate e ne ho subito approfittato per costruire i due supporti per le arnie.

    Perchè dei sostegni?

    Non so se tutti quelli che leggono lo sanno, ma per varie motivazioni è bene non lasciare a terra le arnie (prima tra tutte è l’umidità costante che porterebbe il legno a marcire in fretta).
    Deciso a voler ultimare il tutto in questo fine settimana mi sono recato nel futuro apiario, poco distante vi era un mucchio di bancali rotti o comunque non utilizzati e ho deciso di usare quelli per forgiare il supporto.

    Materiali utilizzati

    Materiali utilizzati

    Mi sono messo di buona lena a ricavare tutto il materiale che mi poteva servire (assi, chiodi e zoccoli di legno) utilizzando i più svariati metodi, primo tra tutti ho riscoperto l’utilità del piedi di porco che in molti situazioni è una manna dal cielo.
    Insomma, buttato giù un progetto rudimentale nella mia mente sono partito nella costruzione di uno “sgabello” per ogni arnia che non doveva essere troppo alto, perché mi avrebbe reso il lavoro difficoltoso, ne troppo basso causando il marciume del legno dell’arnia.
    In poco più di due ore avevo costruito il primo, traballante, sgabello e con tanto timore ho provveduto a caricargli sopra l’arnia (nella foto sottostante potete vedere una delle tante prove), con mio immenso stupore (scherzo ovviamente) ho notato che la mia costruzione reggeva.

    Prova arnia su primo supporto

    Prova arnia su primo supporto

    Forte del successo appena ottenuto ho preparato il materiale per la costruzione anche del secondo supporto, ma il cui assemblaggio è stato rimandato ad oggi poiché il tempo a mia disposizione era terminato.
    All’indomani arrivato ottimista nella zona del futuro apiario ho assemblato velocissimamente anche il secondo supporto e, dopo aver caricato anche la seconda arnia su di esso mi sono accorto che il mio progetto aveva una grandissima falla: le arnie ondeggiavano paurosamente nonostante la leggera brezza che si era alzata.
    Intuita la situazione ed escogitato il modo migliore per risolvere mi sono cimentato nella costruzione dei picchetti laterali, in maniera tale da rendere perfettamente stabile entrambe le strutture (senza collegarle insieme per non far sentire ad entrambe le famiglie le stesse vibrazioni).

    Un buon auspicio

    Un episodio che merita di essere raccontato è il seguente:
    stavo fissando nel terreno il terzo paletto che avrebbe impedito all’arnia di oscillare con il vento, quando il mio orecchio ha captato uno strano ronzio; incuriosito mi volto in direzione di tale rumore e con stupore mi accorgo che sul tetto di una delle due arnie vi si era posata un’ape, la quale, dopo una veloce pausa, ha ripreso il suo volo alla ricerca di polline per la famiglia affamata.
    Il vero peccato è di non aver avuto la macchina fotografica a portata di mano in quel frangente, sarebbe stata una bella cosa da condividere.
    Non sono una persona superstiziosa ma voglio pensarlo come un segno di buon auspicio! Incrociamo le dita!

    Supporti completati con arnie posizionate

    Supporti completati con arnie posizionate

    I lavori che desidero fare sono ancora molti, nel contempo ho ordinato gli strumenti necessari per intraprendere questa attività: tuta, maschera, guanti e leva (avendo già l’affumicatore ereditato dal nonno).
    Non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo post! A presto bzzzz!

  • Arnie razionali

    Cosa si intende per arnie razionali?

    Per arnie razionali si intende il ricovero che l’uomo fornisce alle api da lui allevate.
    Da quando l’uomo ha iniziato l’allevamento delle api sono stati utilizzati i più svariati materiali per fornir loro un ricovero adeguato.

    Esempio Arnia

    Esempio Arnia

    Esistono due categorie di arnie razionali o a favo mobile, ideate quasi contemporaneamente a metà del secolo scorso, in America dal reverendo Langstroth ed in Germania da Berlepsch.
    Dal primo gruppo, dette americane, fanno parte tutte le arnie in cui i favi si estraggono dall’altro, del secondo gruppo, dette tedesche, fanno parte le arnie in cui i favi si estraggono dal retro, uno dopo l’altro.
    Caratteristica comune di queste arnie è di possedere un fondo, un nido, uno o più melari, una soffitta ed infine un tetto.
    Le arnie a favo mobile sfruttano una caratteristica biologica delle api che le induce a propolizzare (spargere la propoli, una sostanza resinosa) gli spazi attraverso i quali non riescono a passare, a costruire ponti di cera in quelli superiori ai 9 mm ed a lasciare intatti spazi compresi fra i 7 ed i 9 mm.

    Nelle arnie razionali quindi si inducono le api a costruire i favi entro telaini di legno che, introdotti nell’arnia, lasciano uno spazio di circa 8 mm fra i bordi esterni e le pareti, stessa cosa avviene tra favo e favo.

    Tutte le arnie di tipo americano derivano dall’originale modello Langstroth, successivamente modificato in più riprese. In Europa si è maggiormente diffuso un modello prima modificato da Dadant e successivamente da Blatt.
    Da questo modello, detto Dadant-Blatt deriva il modello italo-Dadant-Blatt da cui discende l’arnia più diffusa in Italia, standardizzata al Congresso Nazionale di Brescia: l’Italica-Carlini.
    Oggi ne esistono due versioni fondamentali, a fondo mobile ed a fondo fisso con portichetto, così detta “da nomadismo”. Entrambe le versioni esistono da 10 e da 12 telaini.

    Costruire un’arnia

    Oltre che comprare arnie già confezionate e pronte all’uso è possibile assemblare da soli o commissionare il lavoro ad un falegname procurandosi un progetto standard.
    Descriverò di seguito le misure interne che occorre rigorosamente rispettare per avere delle arnie standard e soprattutto utilizzabili:

    Schemi costruttivi delle arnie Italica-Carlini

    A) Schema costruttivo Italica-Carlini a 12 telaini “sedentaria” B) Schema costruttivo Italica-Carlini a 10 telaini “da nomadismo”

    Il fondo è mantenuto sollevato dal piano di appoggio da due listelli, misura 580 x 500 x 20 mm; su tre lati (escluso l’anteriore) sono inchiodati tre regoli (15 x 25 mm) sui quali si appoggerà il nido che lascerà così un’apertura di 15 x 450 mm per il passaggio delle api. Questa viene poi regolata da un’apposita assicella o grata metallica.
    Il nido è una cassa quadrangolare misurante all’interno 450 x 450 mm ed alta 308 mm. In alto, sugli spigoli interni di due pareti opposte, il nido presenta 2 scanalature si 18 x 15 mm per la sospensione dei telaini. Nel caso i telaini si facciano appoggiare su delle reggette metalliche provviste di distanziatori queste andranno sollevate di 5 mm e quindi le scanalature dovranno misurare 23 x 15 mm.
    Il melario è una cassa delle dimensioni del nido (450 x 450 mm) ma alto la metà (154 mm) e pure provvisto delle scanalature per i telaini (18 x 15 mm).
    La soffitta o coprifavo è costituita da tavole che unite misurano 500 x 500 mm per 15 mm di spessore e possono essere mantenute unite da 4 regoli posti sui bordi.
    La soffitta può essere provvista di un foro di 40 mm per la somministrazione di nutrimento.
    Il tetto può essere a doppio spiovente o piano; negli ultimi anni, per la sua praticità, per il minor costo e per la possibilità di sovrapporre le arnie durante il trasporto, si è andato affermando quello piano. Esso è costituito da una intelaiatura in legno (556 x 556 x 100 mm) chiusa da un foglio di masonite, il tutto ricoperto da una lamiera di ferro zincato o di alluminio opportunamente ripiegata.
    Nella versione da nomadismo a 10 favi le misure restano invariate tranne che per la larghezza che invece di 450 mm si riduce in tutte le sue parti a 375mm. Il portichetto anteriore può essere chiuso durante il trasporto con una reticella sostenuta da un apposito telaio.

    Materiali da costruzione

    Il materiale da costruzione di gran lunga più utilizzato in apicoltura è il legno.
    Per ragioni pratiche ed economiche, il legno di abete è quello che riscuote i maggiori consensi.
    Le tavole debbono essere di prima scelta (senza nodi) e ben stagionate (per evitare spiacevoli deformazioni), dello spessore di 25 mm. Tale spessore però dopo la piallatura spesso si riduce a 22-23 mm.
    Trattandosi di un prodotto naturale, esposto all’aria ed alle intemperie, il legno va soggetto a deterioramento, per questo è necessario proteggerlo.
    Il metodo più antico di protezione del legno è quello della verniciatura. Un tempo venivano usate esclusivamente vernici ad olio (principalmente all’olio di lino cotto). Oggi il mercato ci mette a disposizione una gamma di prodotti molto vasta, tra cui:
    Vernice all’olio di lino cotto, Carbolineum, Catrame, Vernici sintetiche, Cera minerale e Propoli.

    Telaini

    Progetti telai nido e melario

    Sopra progetto Telaio da nido, sotto progetto Telaino da melario.

    I telaini, identici nelle due versioni, sono formati da un listello superiore o portafavo ( 470 x 28,5 x 20 mm) provvisto alle estremità inferiori di due incastri di 26,5 x 10 mm, da due montanti laterali (290 x 28,5 x 9 mm) e da una traversa inferiore (417 x 22 x 10 mm) più stretta per non danneggiare le api e gli altri favi quando i telaini vengono estratti dalle arnie. Le dimensioni esterne risultano così di 470 x 300 mm.
    Quelli del melario differiscono per essere più bassi, 146 mm contro i 300 mm di quelli da nido e i montanti laterali quindi misurano 136 x 28,5 x 9 mm.

    Tutte le misure fin qui elencate possono essere variate senza inconvenienti a patto che vengano rigorosamente rispettate quelle interne dell’arnia e quelle esterne dei telaini.

    Di questi due modelli base di arnia esistono innumerevoli varianti, fra cui le più importanti sono quelle provviste di grata forata sul fondo e di fascette laterali per il bloccaggio dei melari e della soffitta.

    Arnie fai-da-te

    In questo articolo descrivo come sia possibile creare delle arnie fai-da-te con strumenti non professionali.

    Fonte: “Le Api – Biologia, allevamento, prodotti” di Alberto Contessi

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