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Ott 26 2014 Abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo, ma costruiamo una vita con ciò che doniamo.
Ciao a tutti,
quest’anno non è di certo andato come previsto. Sono finalmente riuscito a ritagliarmi qualche minuto di tempo per poter postare in questo blog. Come state?
Nell’ultimo post di metà luglio la situazione era stabile, il nuovo nucleo stava crescendo bene e velocemente e il tutto mi faceva sperare in un bel raccolto di miele.
Ahimè le cose non sono andate come previsto, infatti l’arnia verde ha (giustamente) pensato alle proprie scorte non riuscendo a salire a melario, l’arnia blu (a causa dell’orfanità ) ha intasato il nido con il miele, infatti quando la regina è divenuta feconda non vi era abbastanza spazio per iniziare la deposizione e questo ha rallentato di molto questo nucleo, mentre l’unica ad essere andata in produzione è stata l’arnia arancio che nel complesso ha raccolto ben 16 kg di miele.
Costruzione smielatore auto costruito
La prima settimana di Agosto ho avuto le ferie e, sapendo che almeno un melario era pronto, poiché completamente opercolato, mi sono rimboccato le maniche per costruire lo strumento che mi avrebbe aiutato in questa importante operazione.
Lo smielatore è formato da un bidone di latta, una barra filettata, due cuscinetti a sfera con tanto di staffa, due cerchi da bicicletta, due barre e relativi terminali e tantissime viti e bulloni.
Assemblare il tutto è stato abbastanza semplice, nulla che un flessibile, un trapano e le chiavi inglesi non possano fare. Per prima cosa ho rovesciato il bidone sotto sopra in maniera tale da avere i tappi nella parte sottostante e poi, con il flessibile, ho tagliato il fondo all’altezza che ritenevo più giusta.
Una volta fatto ciò ho preso la barra filettata e con l’aiuto di alcuni bulloni ho fermato i due cerchi alla distanza che mi consentiva di incastrarci dentro un telaino da nido senza che esso si muovesse troppo.
Alla fine ho concluso il tutto fissando le barre, mantenendole incrociate volutamente, al bidone e fissando la barra filettata con i cerchi ai cuscinetti a sfera che avrebbero facilitato la rotazione senza porre nessun attrito.
Dopo un sacco di lavaggi con prodotti chimici e dopo altrettanti risciacqui ho controllato che non vi fossero residui e ho proceduto con la smielatura agganciando nella parte alta dello smielatore un trapano elettrico.
C’è da dire che con telaini pieni occorre fare attenzione con il trapano e dosare la potenza gradualmente poiché se se ne eroga subi troppa si rischia di distruggere i telaini inseriti, cosa che infatti è successa alle prime due cavie inserite.
Terminata questa fase ho travasato tutto dentro a due pentole in acciaio inox lasciando il miele a riposare, coperto, per circa 15 giorni, dopo i quali ho provveduto all’invasamento.
Il tempo passa, vola..
Da agosto fino alla settimana scorsa il clima è sempre stato per la stagione calda e soleggiata quindi la situazione in apiario non è mai cambiata, fino a che non è arrivato il primo freddo e a quel punto nei nuclei sono scomparse tutte le covate maschili che fino ad una settimana prima erano presenti, poi quando le temperature hanno iniziato a scendere anche la notte la regina ha iniziato a rallentare la deposizione di operaie fino proprio a cessarla questa settimana.
Visita del 25-10-2014
L’ultima visita che ho effettuato è stato sabato 25 ottobre e la situazione è ben delineata in tutti i nuclei, ovvero, le api stanno spostando le scorte di miele tutte da una parte poiché abbandoneranno il prima possibile i telaini più esterni, ma passiamo alla situazione dettagliata famiglia per famiglia:
Arnia verde
L’arnia verde, contenente la famiglia che è sciamata (con la regina vecchia), presentava un cassettino sporco solamente nella parte sinistra il che significa che le api stanno lavorando maggiormente in quel lato )anche perché è presente ancora il diaframma che le tiene su 7 telaini. Già da questa visione ho capito che a destra dello spazio a loro disposizione vi erano le scorte e che avrebbero dovuto traslocarle per poter passare l’inverno senza effettuare molta strada per recuperare il cibo.
Aprendo l’arnia ho avuto conferma di quanto avevo supposto e in più ho notato la totale assenza di covata fresca, ma la presenza solamente di covata opercolata.
La regina, sentenziosa, deve aver sentito il cambio climatico e ha deciso di attendere qualche tempo prima di deporre altre uova, entrando il quella fase chiamata “blocco di covata” e nel quale si effettuano i trattamenti contro la varroa (presente in quantità notevole in questa arnia intuibile anche dalla quantità di acari morti nel cassettino.
Arnia azzurra
L’arnia azzurra, contenente la famiglia che ha “subito” la sciamatura e che ha provveduto a farsi una nuova regina è quella che possiede più scorte di tutte, ma si sta comportando nella stessa maniera, ovvero sposta il miele per averlo più vicino durante l’inverno.
Estraendo il cassettino da questa arnia mi sono stupito, in negativo, poiché ho trovato un pugno di api morte che non vi sarebbero dovute essere.
La causa di questo fenomeno non mi è chiara anche se ho formulato alcune ipotesi, ho comunque richiesto i pareri di altri apicoltori e non appena avrò notizie più certe rispetto a delle ipotesi fatte da un principiante sarà mia premura avvisarvi.
Per ora posso solo dire quello che è certo, ovvero che anche questa arnia ha una quantità abbastanza elevata di varroa che sarà spazzata via dai trattamenti effettuati probabilmente settimana prossima, che le scorte si trovano sempre nella parte destra della famiglia ma che le api si stiano preparando a passare l’inverno nel lato sinistro.
Inoltre ho cercato di effettuare uno scatto ravvicinato al vassoio così da rendere ben visibili le varroe, che sarebbero i piccoli scudi marrone-rossi presenti tra i detriti, che vi riporto qui sotto.
Sono ben visibili più di una varroa, ma ce ne una al centro della foto che si nota velocemente, si trova a destra del truciolo giallo di polline.
Quel che non vi ho detto è che quando sono arrivato in apiario questa arnia presentava ben due intrusi, il primo era un ragno enorme e ancora vivo appollaiato sul retro dell’arnia la cui ragnatela era talmente robusta che ho fatto fatica io stesso a staccarla dalla parete per riporlo qualche decina di metri più lontano.
Mentre la seconda intrusa era questa misteriosa farfalla (credo che sia una falena notturna) che ha incastrato la resta nella porticina dell’alveare, probabilmente incuriosita dal tepore che emanava e, dopo essere stata aggredita dalle api, è perita in quella posizione.
Fa comunque riflettere come l’ape non abbia paura di creature molto più gradi di lei (basti pensare che attacca anche l’uomo se infastidita) e che riesca a uccidere creature che sono anche 20 volte lei, come il caso di questa falena.
Comunque la famiglia al suo interno si è manifestata forte e in pieno lavoro di preparazione per l’inverno, quindi neppure i due intrusi o il misterioso evento che ha fatto perire quel pugno di api, hanno intaccato l’equilibrio instaurato nel nucleo.
Arnia arancio
Questo nucleo non smette mai di stupirmi, appena arrivate nel mio apiario mi ha colpito la loro aggressività , poi la loro produzione di miele ed infine la totale assenza di varroa che ho riscontrato nel fondo durante l’ultima visita.
Naturalmente non sono così stolto da credere che non vi sia per nulla, anzi potrebbe essere anche più infestata delle altre due famiglie, ma mi ha fatto specie ritrovare dopo due settimane un cassettino completamente pulito.
Come le altre due arnie, anche questa si sta preparando per l’inverno spostando le provviste e avendo fermato la deposizione delle uova, quindi non mi rimane che trattarla per la varroa e vedere se effettivamente ne era priva o semplicemente sono meno capaci di spulciarsi a vicenda.
Una cosa che ho introdotto in una delle visite di fine luglio sono le clip colorate per differenziare gli anni dei telaini, in modo da effettuare la giusta rotazione che vede il rinnovarsi di due telaini ogni anno così da avere al massimo telaini vecchi 5 anni. Questo modo di operare fa parte delle buone pratiche apistiche che riducono i rischi di malattie come, ad esempio, la peste americana ed europea.
L’estate sta finendo e il sole se ne va..
Con l’arrivo dell’inverno e della fine della stagione apistica credo che una riflessione sia d’obbligo sia per analizzare il mio primo anno in apicoltura, sia per comprendere che cosa mi ha arricchito in questo primo anno di avventura.
Quello che non mi immaginavo assolutamente all’inizio di tutto questo trambusto è che si è realizzato oltre ogni mia aspettativa è quanto le api e l’apicoltura in generali muti in continuazione, puoi visitare le api e dopo una sola settimana tornare a visitare lo stesso nucleo e trovare tutto sconvolto, capovolto, mischiato, confuso.
Un mondo davvero interessante, impossibile da comprendere a pieno, ma bellissimo da ammirare e soprattutto da vivere.
Il momento che mi è rimasto più nel cuore e quello che porterò per sempre con me è stato quando sono andato a raccogliere le api che erano sciamate: svegliarmi la mattina con il sorgere del sole, recarmi in apiario prima di andare a lavorare, trovarle strette, unite in un solo essere, scrollarle, sconvolgere il loro equilibrio, indirizzare la regina dentro al cassettino, ammirare come si richiamavano a vicenda, chiudere il cassettino, portarle lontano, andarle a riprendere una settimana dopo, travasarle. Magnifico, davvero l’esperienza più bella che mi potesse capitare.
Ora non mi resta che prepararle al meglio per l’inverno, scrollando da loro tutto il carico di varroa che anno accumulato questo mese e aiutarle con l’alimentazione nel caso ne necessitassero.
Spero di riuscire a far passare questa temibile stagione a tutte e tre le famiglie e riprendere sia con il blog che con l’apicoltura a inizio stagione.
Un piccolo rammarico però ce l’ho, quello di non essere riuscito a postare ad ogni visita effettuata in apiario, pazienza, sarà l’obbiettivo per l’anno prossimo.
A presto, bzzz!
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Lug 14 2014 La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
Ciao a tutti,
è da veramente troppo che non pubblico un post in questo blog per aggiornare lo stato della mia avventura, ma sono stati due mesi davvero tosti dove ho dovuto lavorare fino a sera inoltrata e non ho avuto tempo di fermarmi a scrivere.Ci eravamo lasciati che entrambe le arnie in mio possesso erano in ottima salute e avevano ricoperto tutti i telaini a loro disposizione.
Riprenderò il mio racconto proprio dalla visita successiva a quella che vi ho descritto nel precedente post.Non credo di avervelo detto precedentemente ma io visito regolarmente l’apiario una volta a settimana per non recare troppo disturbo alle nostre amiche.
Arnia Azzurra
Durante la visita successiva, ispezionando un po’ sommariamente perché avevo poco tempo a disposizione, avevo costatato che il tutto stava procedendo bene e, non essendo troppo convinto sul da farsi, ho optato per aspettare ancora una settimana per deporvi il melario.
Errore che ho pagato nel giro di qualche giorno poiché dalla suddetta arnia il 18 giugno verso l’ora di pranzo è partito uno sciame che si è fermato, nel giro di una decina di minuti, a una quindicina di metri dall’arnia di partenza.Io essendo al lavoro non ho potuto fare altro che sperare che la mattina successiva fossero ancora lì e non avessero già trovato un’altra dimora.
Con l’emozione che riempiva il cuore fino a farlo esplodere mi sono alzato presto e sono andato sul luogo dove avevano visto lo sciamo posarsi, mi sono avvicinato e l’ho trovato ancora lì.Non potendo tagliare la vite ho deciso di creare una piccola struttura sospesa da terra e, una volta che il porta sciami fosse stato in posizione, agitare convulsamente la vite per farle precipitare all’interno della cassa.
A questo punto ho cominciato a cercare la regina, sapevo che era marcata (infatti al contrario di quello che molte persone pensano, quando una famiglia sciama la maggior parte delle volte è la regina vecchia che lascia la casa e vola via) di rosso e desideravo capire se era caduta all’interno della cassetta oppure no.
Seguendo con lo sguardo il flusso di api che risaliva la vite l’ho avvistata e, con estrema cautela, l’ho afferrata e appoggiata su un lembo della cassa.
Ho atteso qualche minuto per osservare che cosa avesse intenzione di fare la regina, ma tranquilla tranquilla si è infilata tra due telaini agevolandomi ulteriormente il lavoro.
A quel punto non ho fatto altro che agitare ulteriormente la vite, spostare tutta la cassetta sulla terra ferma, chiuderla (lasciando aperta una via) e attendere che tutte le api entrassero nella loro nuova dimora.La stessa sera, al ritorno dal lavoro, ho preso il nucleo (l’ho sigillato) e l’ho portato in un appezzamento di terra che dista più di 3 chilometri dal mio apiario.
Ad una settimana di distanza le ho riportate in apiario e le ho trasferite all’interno di una nuova arnia Verde speranza.
Tornando all’arnia Azzurra, le api che sono rimaste fedeli alla nuova regina hanno continuato ad importare nettare, immagazzinandolo non nel melario ma bensì nel nido ingolfando un pochino la deposizione della nuova regina (che ho avvistato finalmente nella visita effettuata il 12 luglio) e non costruendo più di tanto il melario.
Ricapitolando l’arnia azzurra sta riprendendo il suo normale ritmo con una nuova regina nata probabilmente qualche giorno prima della sciamatura e, spero, che riprenda a costruire nel melario per l’ultimo mese che glielo lascio (ho programmato di levare tutto ad agosto per lasciare più scorte possibili alle famiglie).
Arnia Verde
Questa nuova famiglia nata a seguito della sciamatura si sta sviluppando velocemente, è impressionante vedere la velocità con la quale uno sciame tira della cera, infatti nel cassettino non vi erano favi già costruiti ma solamente fogli cerei che sono stati completamente costruiti nel giro di una settimana.Avendo deciso di tenere più stretta possibile la famiglia ho introdotto nell’arnia un diaframma che separasse il nucleo dai fogli cerei presenti all’interno dell’arnia (mi hanno infatti insegnato che è meglio riempire completamente ogni spazio all’interno dell’arnia poiché le api prediligono gli spazi vuoti per costruire).
Ora questa famiglia si è allargata fino ad occupare sette telaini e credo che la prossima settimana sarò costretto ad allargarla fino a 9.
Arnia Arancio
Quest’arnia sarà l’unica che probabilmente quest’anno mi fornirà del miele da porte consumare.
L’unica pecca rimane l’aggressività , che alla fine dei conti non è un ostacolo così insormontabile.Fino ad oggi si è sviluppata, ha costruito il primo melario (riempiendolo completamente questa settimana) e ora vedrò come si comporta con il secondo.
Durante l’ultima visita ho estratto il telaini trappola dal nido (utilizzato per la lotta bio meccanica alla varroa, di cui non ho trovato traccia) e vi ho eliminato tutta la covata maschile presente.
La stessa operazione dorò effettuarla, probabilmente, alla prossima visita nell’arnia azzurra.
Riassumendo le cose stanno procedendo bene, ho tre famiglie in ottima forma di cui una riesce probabilmente a fornirmi il primo miele da assaggiare.
Spero di riuscire a scrivere la visita la prossima settimana e di documentarvela con foto e video.
A presto, bzzz‼
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Mag 05 2014 Forse il nostro universo si trova dentro al dente di qualche gigante..
Ciao a tutti,
è da qualche tempo che non scrivo in questo blog della mia avventura.
Il motivo di questo sostanziale silenzio stampa era dovuto al fatto che la mia avventura con le api non aveva ancora fatto il primo battito d’ali nel volo solitario, almeno fino ad ora.Finalmente dopo la conclusione del corso base sull’apicoltura tenuto dall’associazione forlivese apicoltori (A.F.A. per gli amici) e le tre lezioni pratiche che mi hanno permesso, oltre che di mettere per la prima volta le mani dentro una famiglia, soprattutto di conoscere altri ragazzi interessati a questo mondo e con cui sono sicuro si instaurerà una bella collaborazione, se non un’amicizia.
Detto questo passiamo alle cosa importanti:
da qualche tempo avevo ordinato i due nuclei che vorrei condividessero con me tutto questo percorso da un apicoltore di Bologna, il quale mi ha trasmesso da subito una straripante passione e una professionalità unica.Con immensa gioia e trepidazione da parte mia, ci accordiamo per effettuare il ritiro Domenica 4 Maggio (unico giorno non bersagliato da temporali, acquazzoni ed intemperie di ogni sorta), così preparo il tutto, svuoto il camioncino della ditta di mio padre a alle 18.30 io e la mia morosa partiamo con meta Bologna.
Attraversato il traffico spinoso del centro città , del tutto non abituale per dei provincialotti come noi, arriviamo nelle campagne Bolognesi e ci fermiamo dopo qualche minuto di ricerca davanti ad un cancello altissimo, degno di una reggia.
Iniziamo, temendo di non trovare il luogo dell’incontro, a cercare di capire nel navigatore dove dovevamo andare, ma solo quando il cancello si aprì ed uscì un ragazzo con in mano la maschera tipica dell’apicoltura capii che ci eravamo fermati nel punto giusto per puro caso.Passati i soliti convenevoli, decidiamo di aspettare che il volo delle operaie cessi per rischiare di chiudere fuori il minor numero possibile di api.
Impacchettate di tutto punto e legate con cura nel retro del camioncino prendiamo, consapevoli del nostro prezioso carico, la via del ritorno.Arrivati in apiario, senza troppe difficoltà , scarico i due nuclei ancora tutti sigillati e li posiziono sopra le arnie nelle quali poi dovranno essere trasferite l’indomani.
Essendo già molto tardi e le tenebre avevano avvolto il mondo già da diverso tempo, mi limito solamente ad aprire le due porticine e mi allontano, dopo aver fatto qualche scatto (ovviamente).Lunedì 5 Maggio mi sveglio presto e mi dirigo, ancora elettrizzato per aver portato le mie prime due famiglie nell’apiario, a lavoro.
Ebbene sì, non ho potuto (sebbene volessi) andare subito dalla api ed effettuare il trasloco, ma ho dovuto aspettare di rincasare la sera dall’ufficio.
Fiondato come un matto in apiario, mi sono vestito ed ho acceso l’affumicatore consapevole che avevo il tempo giusto prima che il sole tramontasse.Armato di buona lena e consapevole che l’obbiettivo non era una visita accurata delle due famiglie, ho iniziato a spostare il nucleo dell’arnia arancio:
l’ho appoggiato a terra lentamente, ho aperto interamente l’arnia facendo spazio per i 5 telaini che la famiglia già aveva costruito e utilizzava.
Con estrema cura e cercando di mantenere le mani più ferme possibili ho inserito nell’arnia la famiglia cercando di recare meno danni possibili, ma questo trauma così imponente giunto sul far della sera ha fatto si che le api si agitassero e anche convulsamente.
Dopo aver aggiunto due fogli cerei (quindi da costruire) tra le scorte e la covata, su suggerimento dell’apicoltore che me le ha fornite, ho richiuso l’arnia e mi sono allontanato di qualche metro facendo in modo che la quiete riprendesse possesso negli animi.Una volta ristabilito un minimo di ordine mi sono recato nuovamente vicino alle arnie, questa volta è stato il turno dell’arnia azzurra.
Anche in questa famiglia le operazioni da compiere erano le medesime, purtroppo anche questo intervento ha causato diverso scompiglio anche se in maniera leggermente inferiore.Allontanatasi la minaccia (ovviamente, io) il tutto è tornato calmo e pacifico nel giro di una decina di minuti, tant’è che quando sono tornato a riprendere i contenitori di cartone le operaie era tutte rincasate, e le poche addette al turno di guardia sbirciavano dalla porticina senza dare troppo peso alla mia presenza.
Giornata intensa, operazioni importanti portate a termine in breve tempo e soprattutto senza intoppi (speriamo).
In conclusione e da quello che ho potuto osservare nel breve tempo che ho visitato la famiglia mentre spostavo i favi, ho due bei nuclei anche se quello azzurro un pochino più deboluccio rispetto allo straripante arancio.
Questo fine settimana, tempo permettendo, effettuerò una visita come si deve per capire lo stato di entrambe le famiglie, fino ad allora:Buon lavoro‼ Sia alle api, che a voi e, non vedo perché no, anche a me.
Bzzzz‼
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Gen 26 2014 Impollinazione delle colture – Lezione 4
L’argomento che è stato trattato nella terza lezione del corso è “impollinazione delle colture” agricole e preparazione dei nuclei a tale servizio.
È una lezione molto diversa dalle altre poichè l’attenzione per la maggior parte del tempo è focalizzata su molti aspetti che non riguardano direttamente l’ape, detto questo serve a conoscere un’altro aspetto poco conosciuto (almeno per quello che mi riguarda) dell’apicoltura che tornerà utile qualora lo si volesse mettere in pratica.
Impollinazione
Come sapete le api non producono solo i prodotti che gli apicoltori raccolgono come miele, propoli, cera, polline e veleno ma la loro compito più grande è quello dell’impollinazione.
Questo servizio viene effettuato in maniera del tutto inconsapevole dalle api che, attratte dal nettare che i fiori producono, si ricoprono di polline e volando da una pianta all’altra mischiano tali particelle permettendo la fecondazione.
E’ stato dimostrato che un’ape, sul proprio corpo, può trasportare circa 1 Milione di granuli pollinici, questo poichè ha il corpo ricoperto i peli.
Questo servizio, oltre che molto utile alla natura, può essere una fonte di reddito per l’apicoltore.Carattere della fertilitÃ
Si intende la capacità che hanno i fiori di allegare e produrre i frutti.
Ad un esame più attento si capisce che il carattere della fertilità è un carattere complesso che raggruppa due fattori:- Fattori genetici
- Fattori agronomici
A loro volta interagenti con l’ambiente di coltivazione.
Una volta che noi conosciamo i fattori genetici che in qualche maniera possono coinvolgere le specie frutticole possiamo in qualche modo condizionare i fattori agronomici.Fattori genetici
La sterilità morfologica, in questo caso succede che il fiore è imperfetto, non presenta la parte maschile o la parte femminile.
Autocompatibilita, che è un fattore genetico che non crea grossi problemi, ovvero che la pianta può autofecondarsi, ma il fattore genetico più importante, che ci aiuta a comprendere meglio l’importanza del servizio di impollinazione, è l’autoincompatibilità .
Questo significa che nonostante che il fiore sia ermafrodita, cioè presenta sia la parte maschile che la parte femminile, il polline del medesimo fiore non può fecondare la pianta.
Ecco che allora per ottenere la fecondazione è necessario che su alcune varietà di alcune specie si posino pollini di altre piante.Fattori agronomici
I fattori agronomici che interferiscono con la fertilità sono diversi: ad esempio il portainnesto.
Il fattore più importante è “scelta di consociazione varietale intercompatibili”, ovvero la scelta dei giusti impollinatori.
L’impollinazione può essere ritenuto un fattore agronomico e permette di far aumentare la fertilità .Preparazione degli alveari al servizio di impollinazione
È bene che gli alveari che vorremo destinare a tale servizio siano preventivamente preparati per sfruttare la massima efficienza di ogni nucleo.
Per prima cosa occorre disporre di famiglie che hanno una regina valida prima dell’invernamento, così da essere sicuri che una volta che partirà lo sviluppo tali regine riescano a mantenere il giusto ritmo di ovo-deposizione e mantengano la famiglia il più numerosa possibile.
Occorre anche condizionare gli alveari che saranno destinati a tale servizio, ovvero almeno 40 giorni prima della fioritura si inizia con una nutrizione stimolante a base di candito.Regole per un buon servizio di impollinazione
- Valutazione del giusto carico di alveari a ettaro;
- Epoca di introduzione degli alveari nel campo;
- Distribuzione degli alveari nell’appezzamento;
- Corretta ubicazione nei confronti della luce;
- Sfalciatura delle piante spontanee presenti nell’appezzamento e nelle immediate vicinanze;
- Valutazione del numero di piante autosterili o intersterili presenti;
- Valutazione dell’entità e della disposizione degli eventuali tendoni antigrandine
- Valutazione delle distanze e dello stato vegetativo delle piante da impollinare ed epoca di fioritura delle cultivar.
Coltura sulle quali si effettua il servizio di impollinazione
Le colture sulle quali si effettua il servizio di impollinazione si suddividono in: fruttiferi, foraggere da seme, orticole da seme e orticole.
Fruttiferi
Nel gruppo delle coltivazioni fruttifere troviamo:
albicocco, castagno, ciliegio, mandorlo, melo, pero, pesco, susino, kaki, kiwi, lampone e mirtillo.Foraggere da seme
In questo gruppo invece troviamo:
erba medica, favini, ginestrino, lupinella, trifoglio violetto e veccia.Orticole da seme
Il gruppo comprende:
aglio, asparago, bietola, broccolo, carota, cavolo bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo, verza, cetriolo, cipolla, cocomero, melone, pastinaca, porro, prezzemolo, ravanello, sedano, zucca, zucchino, melanzana e peperone.Come si possono proteggere le api?
Quando si effettua il servizio di impollinazione può succedere che le api siano avvelenate per vari motivi.
Per cercare di proteggere i nuclei è opportuno che l’agricoltore sia a conoscenza del fatto che le sue azioni possono portare ad una moria delle api che sono state portare per il servizio di impollinazione.
L’agricoltore inoltre DEVE avvertire preventivamente gli apicoltori nell’eventualità che si debbano applicare trattamenti insetticidi.
Adottare i moderni sistemi di lotta integrata o biologica è un’ulteriore modo per proteggere le api che vengono portate per effettuare tale servizio.
L’aspetto più importante da tenere presente è quello di non distribuire mai dei prodotti fastidiosi o mortali per le api quando il fiore della propria cultura è aperto. -
Gen 04 2014 Come tutto ebbe inizio..
Ciao a tutti,
per prima cosa mi presento, anche se non sono mai stato bravo nel farlo: mi chiamo Matteo, ho 24 anni e dalla fine dell’anno appena terminato ho deciso di intraprendere una nuova avventura immergendomi nel bellissimo e complicatissimo mondo dell’apicoltura.
Da qualche tempo mi era balenata l’idea di allevare le api, non ricordo bene che cosa fece scattare questa scintilla, ed ho cominciato così ad informarmi sui costi e sull’occorrente che questa attività comportava.
Fortunatamente ho deciso di mandare qualche mail ai fornitori di sciami, i cui siti sono facilmente reperibili googlando, in questo modo sono incappato in un apicoltore che, con estrema gentilezza e con una straripante passione, mi ha indirizzato su quali fossero per lui i passi più giusti per un neofita (uno alle prime armi).Seguendo i suoi consigli mi sono iscritto ad un corso che inizierà il 9 Gennaio (le cui lezioni provvederò a postarle in questo blog) tenuto dall’AFA (Associazione Forlivese Apicoltori). Tale corso dovrebbe permettermi di apprendere le prime basi per poter portare avanti un apiario nel migliore dei modi e, cosa essenziale, permettermi di mettere le mani per la prima volta dentro un alveare avendo al mio fianco una persona esperta che mi indirizzi.
Non riuscendo, però, a stare fermo ad attendere che il corso iniziasse ho deciso di seguire anche un secondo consiglio, il quale prevedeva l’acquisto di un libro in materia per poter capire meglio tutti i piccoli segmenti che, uniti, compongono il complesso e fantastico mondo delle api. La mia scelta è ricaduta sulla terza edizione di “Le Api – Biologia, allevamento, prodotti” di Alberto Contessi, il quale si è rivelato un vero e proprio manuale che mi accompagnerà per tutta questa avventura.
Terminata la lettura di questo manoscritto proprio nella giornata odierna, posso dire che molti miei dubbi sono stati abbondantemente rimossi e che, anche se con molta incertezza per il lato pratico, non vedo l’ora di iniziare ad allevare le mie prime famiglie, infatti, spinto da codesta eccitazione, ho provveduto ad ordinare le mie prime due arnie (le case delle api) dopo aver scelto con attenta cura il fornitore più vantaggioso e con una qualità soddisfacente.
Attendendo che il mio acquisto arrivi e/o che il corso inizi, vi saluto e vi ringrazio per la lettura.
Matteo