Coconta

apiario

  • I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli

    Ciao a tutti,

    oramai sta diventando un’abitudine indesiderata quella di postare sporadicamente ma, purtroppo, mi si sono accumulate diverse cose (non solo apistiche) che non mi consentono di dedicare il tempo che vorrei a questo blog.

    Questa settimana sono riuscito finalmente a visitare le due famiglie con la mia prima vera visita di fine inverno e ho costatato che sono entrambe in ottima forma e che attendono con ansia le fioriture che non solo forniscano polline in abbondanza, come quelle di questo periodo, ma che forniscano nettare da poter trasformare e immagazzinare.

    La visita non è stata programmata, quindi non avevo con me la macchina fotografica per immortalare qualche momento e poter condividere con voi la bellezza di tale momento.

    Quello che è emerso dalla visita è che entrambe le famiglie hanno ancora scorte sufficienti (due telaini a testa) per poter affrontare il clima inclemente tipico di questo periodo (almeno nella mia zona) e abbastanza in forza (avendo circa 7 telaini di covata) per affrontare l’oramai prossima stagione.

    Capisco benissimo che questo post è un pochino scarno, ma vi prometto che la visita di sabato prossimo (tempo permettendo) sara documentata e ricca di dettagli.

    Dandovi appuntamento al prossimo e sicuramente più accattivante post, vi auguro una serena settimana. Bzzz!!

  • La natura non è un posto da visitare. E casa nostra.

    Ciao a tutti,
    purtroppo, come è successo anche l’anno scorso il tempo per poter scrivere in questo blog si riduce drasticamente durante la stagione e mi ritrovo poi a dover fare dei mega riassunti. Mi dispiace e me ne scuso.

    Per prima cosa, vorrei iniziare questo articolo dicendovi che sono stato contattato dall’ente televisiva Arte per partecipare al documentario che sarà mostrato in occasione della conferenza sul clima (COP21) che si terrà a Parigi alla fine del 2015.

    Opération climat, questo il titolo del documentario, sarà realizzato con i migliori filmati che saranno pervenuti alla redazione da 47 paesi europei. Chi intende partecipare deve produrre un breve filmato della durata da uno a tre minuti con il proprio cellulare, tablet, fotocamera o videocamera. L’organizzazione invita a riprendere non solo i luoghi che si ritiene costituiscano zone privilegiate da preservare, ma anche a entrare in scena o a riprendere piante, animali o personaggi che si valutano importanti per quel determinato ambiente.
    Vi invito fortemente sia a partecipare con i vostri video che spargendone la voce il più possibile.

    Io ho già dato il mio contributo e vi riporto di seguito il video.

    Visita 20-06-2015

    Tutto il mese di giugno l’ho trascorso visitando le famiglie facendo attenzione che non andassero in febbre sciamatoria a causa delle scorte di miele che iniziavano ad essere considerevoli, controllando sempre che la salute fosse buona e che non vi fossero strane patologie che affliggessero le famiglie.

    Ape che bottina in un pò di iele

    Ape che bottina in un pò di miele

    Le due arnie non presentavano alcun problema e così ho potuto aggiungere i primi melari in maniera tale da dare spazio alle famiglie in piena espansione, così avrebbero raccolto del miele anche per il loro apicoltore oltre che per il superamento dell’inverno.

    Predellino di volo arnia arancio Predellino di volo arnia arancio

    Visita 11-07-2015

    Luglio 2015, uno dei mesi più caldi degli ultimi anni, le cui temperature alte insieme all’umidità hanno reso le visite negli apiari delle saune a cielo aperto, ma che per le nostre amiche api ha solo portato lavoro aggiuntivo poichè hanno dovuto ventilare maggiormente le arnie per poter mantenere la temperatura stabile a 35 °C.

    Arnia arancio che ventila Arnia arancio che ventila

    Arnia azzurra che ventila

    Arnia azzurra che ventila

    Nonostante il caldo l’attività delle bottinatrici non si è affatto fermata poiché le fioriture non aspettano nessuno, tanto meno delle api vagabonde.
    Durante tale visita ho potuto assistere alla fioritura del trifoglio che è abbondante nei dintorni dell’apiario e le api non lo disdegnano per nulla.

    Ape che bottina trifoglio Ape che bottina trifoglio

    Durante questa visita ho provveduto ad aggiungere un secondo melario all’arnia arancio poiché aveva oramai riempito tutto il primo melario e temevo che, non avendo più spazio sarebbe sciamata dopo, ovviamente, aver controllato lo stato delle famiglie che risultano entrambe in sfavillante forma.

    Visita 26-07-2015

    Dopo un riassunto grossolano vi racconto la visita di oggi (26-07-2015), una delle ultime con i melari sui nidi poiché conto di levarli la prima o al massimo la seconda di agosto, così da lasciare il restante miele di quel periodo alle scorte per l’inverno (in questo modo magari posso risparmiare di alimentare le api, pratica che non mi è mai piaciuta).

    Per prima cosa mi sono dedicato alla visita dell’arnia arancio, che ha su di se ben 2 melario, di cui uno praticamente pieno, l’altro senza neppure una goccia di miele ma utile per dare spazio alle api che altrimenti sentirebbero la necessità di sciamare.

    Melario arnia arancio

    Melario arnia arancio

    Alzati, senza non poca fatica, i due melari ho potuto osservare il nido e, già da subito, ho capito che la famiglia stava bene e che avrebbe continuato senza problemi la stagione, intuizione che è stata confermata dallo stato della covata che ho osservato.

    Covata arnia arancio

    Covata arnia arancio

    Stessa situazione, anche se con un melario in meno, per l’arnia azzurra.
    Ora non rimane che attendere le prime settimane di agosto per levare i melari ed iniziare a trattare le famiglie per la varroa così da aiutarle con la prima fase dell’invernamento.

    Episodio degno di nota a cui ho assistito è stata una lotta all’ultimo sangue tra una giovane ape e una giovane vespa. La vespa ha decapitato la malcapitata ape che negli spasmi della morte ha ricambiato la sua aguzzina con la stessa moneta. Davvero impressionante la natura.

    Vespa vs ape Vespa vs ape

    Non mi rimane che ricordarvi che potete trovare tutte le foto delle mie visite agli apiari su Flickr.com e salutarvi, augurandomi di riuscire a postare più frequentemente visto che la stagione si sta concludendo.
    Bzzz‼

  • Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto.

    Ciao a tutti,

    la primavera è iniziata da oramai più di un mese ma fa male vedere che nel proprio apiario non vola neppure una piccola ape. Le arnie, che durante l’inverno erano macchie sfavillanti di colori accesi immersi nella campagna spenta, riposano in magazzino completamente ripulite e soprattutto piene solamente di telaini con miele e polline che le precedenti inquiline non sono riuscite a consumare.

    Ebbene sì, come avrete ben capito, anche le altre due arnie non hanno superato l’inverno appena trascorso. Ho ricercato la motivazione per sfuriate settimane analizzando con estrema cura le arnie nella loro interezza. Siccome può capitare a tutti, soprattutto all’inizio, di commettere errori voglio condividere questa mia analisi con voi.

    Il primo indizio rilevante è che le famiglie di sono spente una alla volta, a distanza di qualche settimana l’una dall’altra, e non tutte contemporaneamente, questo mi fa escludere un avvelenamento o qualche malattia molto aggressiva.

    All’interno delle arnie era tutto in ordine, non vi era sporcizia o feci e quindi anche il nosema (malattia che colpisce l’intestino delle api) lo si può escludere.

    Le api per la maggior parte sono morte all’interno dell’arnia, spesso rimanendo anche aggrappate al telaio dove hanno trascorso gli ultimi attimi della loro esistenza.

    Situazione telaino con api morte aggrappate e covata sparsa.

    Situazione telaino con api morte aggrappate e covata sparsa.

    Come potete vedere anche dalla foto riportata, vi era presenza di covata, anche se sparsa, quindi non si può neppure affibbiare la colpa ad una regina che non faceva il suo dovere.
    La posizione della api su quel telaino mi fa presupporre che siano morte a causa del freddo, il loro numero deve essere diminuito gradualmente fino arrivare al punto nel quale non riuscivano ne a tenere la covata al caldo, ne a scaldarsi tra di loro.

    Il freddo è sicuramente la mano gelida dell’assassino che ha compiuto il delitto, ma chi è il mandante? Chi ha deciso che queste famiglie dovessero perire?
    Purtroppo questa foto non lascia scampo al colpevole:

    Particolare di un vassoio antivarroa

    Particolare di un vassoio antivarroa

    Ebbene sì, nonostante i miei precedenti sopralluoghi in apiario non mi sono accorto che i trattamenti che avevo effettuato per la varroa erano stati troppo leggeri e questo ha portato al vero e proprio collasso delle famiglie.

    Quindi concludendo il mandante di tutta questa brutta situazione è stata la mia inesperienza che ha permesso all’acaro di distruggere tutto l’apiario.

    Ho riflettuto a lungo, le domande sono state molteplici, ma non posso lasciare che una singola sventura mi allontani da questo mondo, quindi non demordo e, dopo aver già ordinato due nuovi nuclei, sono pronto ad affrontare il 2015 con sicuramente più esperienza ma soprattutto con una gran voglia di riscatto.

    Ci sentiamo presto con l’arrivo dei due nuovi nuclei in apiario.

    Al prossimo post, bzzz‼

  • Abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo, ma costruiamo una vita con ciò che doniamo.

    Ciao a tutti,

    quest’anno non è di certo andato come previsto. Sono finalmente riuscito a ritagliarmi qualche minuto di tempo per poter postare in questo blog. Come state?

    Nell’ultimo post di metà luglio la situazione era stabile, il nuovo nucleo stava crescendo bene e velocemente e il tutto mi faceva sperare in un bel raccolto di miele.

    Ahimè le cose non sono andate come previsto, infatti l’arnia verde ha (giustamente) pensato alle proprie scorte non riuscendo a salire a melario, l’arnia blu (a causa dell’orfanità) ha intasato il nido con il miele, infatti quando la regina è divenuta feconda non vi era abbastanza spazio per iniziare la deposizione e questo ha rallentato di molto questo nucleo, mentre l’unica ad essere andata in produzione è stata l’arnia arancio che nel complesso ha raccolto ben 16 kg di miele.

    Costruzione smielatore auto costruito

    La prima settimana di Agosto ho avuto le ferie e, sapendo che almeno un melario era pronto, poiché completamente opercolato, mi sono rimboccato le maniche per costruire lo strumento che mi avrebbe aiutato in questa importante operazione.

    Lo smielatore è formato da un bidone di latta, una barra filettata, due cuscinetti a sfera con tanto di staffa, due cerchi da bicicletta, due barre e relativi terminali e tantissime viti e bulloni.

    Materiale smielatore auto costruito

    Materiale smielatore auto costruito

    Assemblare il tutto è stato abbastanza semplice, nulla che un flessibile, un trapano e le chiavi inglesi non possano fare. Per prima cosa ho rovesciato il bidone sotto sopra in maniera tale da avere i tappi nella parte sottostante e poi, con il flessibile, ho tagliato il fondo all’altezza che ritenevo più giusta.

    Una volta fatto ciò ho preso la barra filettata e con l’aiuto di alcuni bulloni ho fermato i due cerchi alla distanza che mi consentiva di incastrarci dentro un telaino da nido senza che esso si muovesse troppo.

    Fase 1 - tagliare barile e fissare cerchi

    Fase 1 – tagliare barile e fissare cerchi

    Alla fine ho concluso il tutto fissando le barre, mantenendole incrociate volutamente, al bidone e fissando la barra filettata con i cerchi ai cuscinetti a sfera che avrebbero facilitato la rotazione senza porre nessun attrito.

    Fase 2 - Fissaggio del tutto

    Fase 2 – Fissaggio del tutto

    Dopo un sacco di lavaggi con prodotti chimici e dopo altrettanti risciacqui ho controllato che non vi fossero residui e ho proceduto con la smielatura agganciando nella parte alta dello smielatore un trapano elettrico.

    C’è da dire che con telaini pieni occorre fare attenzione con il trapano e dosare la potenza gradualmente poiché se se ne eroga subi troppa si rischia di distruggere i telaini inseriti, cosa che infatti è successa alle prime due cavie inserite.

    Terminata questa fase ho travasato tutto dentro a due pentole in acciaio inox lasciando il miele a riposare, coperto, per circa 15 giorni, dopo i quali ho provveduto all’invasamento.

    Il tempo passa, vola..

    Da agosto fino alla settimana scorsa il clima è sempre stato per la stagione calda e soleggiata quindi la situazione in apiario non è mai cambiata, fino a che non è arrivato il primo freddo e a quel punto nei nuclei sono scomparse tutte le covate maschili che fino ad una settimana prima erano presenti, poi quando le temperature hanno iniziato a scendere anche la notte la regina ha iniziato a rallentare la deposizione di operaie fino proprio a cessarla questa settimana.

    Visita del 25-10-2014

    L’ultima visita che ho effettuato è stato sabato 25 ottobre e la situazione è ben delineata in tutti i nuclei, ovvero, le api stanno spostando le scorte di miele tutte da una parte poiché abbandoneranno il prima possibile i telaini più esterni, ma passiamo alla situazione dettagliata famiglia per famiglia:

    Arnia verde

    L’arnia verde, contenente la famiglia che è sciamata (con la regina vecchia), presentava un cassettino sporco solamente nella parte sinistra il che significa che le api stanno lavorando maggiormente in quel lato )anche perché è presente ancora il diaframma che le tiene su 7 telaini. Già da questa visione ho capito che a destra dello spazio a loro disposizione vi erano le scorte e che avrebbero dovuto traslocarle per poter passare l’inverno senza effettuare molta strada per recuperare il cibo.

    Fondo anti-varroa arnia verde

    Fondo anti-varroa arnia verde

    Aprendo l’arnia ho avuto conferma di quanto avevo supposto e in più ho notato la totale assenza di covata fresca, ma la presenza solamente di covata opercolata.

    Arnia verde

    Arnia verde

    La regina, sentenziosa, deve aver sentito il cambio climatico e ha deciso di attendere qualche tempo prima di deporre altre uova, entrando il quella fase chiamata “blocco di covata” e nel quale si effettuano i trattamenti contro la varroa (presente in quantità notevole in questa arnia intuibile anche dalla quantità di acari morti nel cassettino.

    Arnia azzurra

    L’arnia azzurra, contenente la famiglia che ha “subito” la sciamatura e che ha provveduto a farsi una nuova regina è quella che possiede più scorte di tutte, ma si sta comportando nella stessa maniera, ovvero sposta il miele per averlo più vicino durante l’inverno.

    Estraendo il cassettino da questa arnia mi sono stupito, in negativo, poiché ho trovato un pugno di api morte che non vi sarebbero dovute essere.

    Fondo anti-varroa arnia azzurra

    Fondo anti-varroa arnia azzurra

    La causa di questo fenomeno non mi è chiara anche se ho formulato alcune ipotesi, ho comunque richiesto i pareri di altri apicoltori e non appena avrò notizie più certe rispetto a delle ipotesi fatte da un principiante sarà mia premura avvisarvi.

    Per ora posso solo dire quello che è certo, ovvero che anche questa arnia ha una quantità abbastanza elevata di varroa che sarà spazzata via dai trattamenti effettuati probabilmente settimana prossima, che le scorte si trovano sempre nella parte destra della famiglia ma che le api si stiano preparando a passare l’inverno nel lato sinistro.

    Inoltre ho cercato di effettuare uno scatto ravvicinato al vassoio così da rendere ben visibili le varroe, che sarebbero i piccoli scudi marrone-rossi presenti tra i detriti, che vi riporto qui sotto.

    Ingrandimento per varroe

    Sono ben visibili più di una varroa, ma ce ne una al centro della foto che si nota velocemente, si trova a destra del truciolo giallo di polline.

    Quel che non vi ho detto è che quando sono arrivato in apiario questa arnia presentava ben due intrusi, il primo era un ragno enorme e ancora vivo appollaiato sul retro dell’arnia la cui ragnatela era talmente robusta che ho fatto fatica io stesso a staccarla dalla parete per riporlo qualche decina di metri più lontano.

    Primo intruso, un bel ragno!

    Primo intruso, un bel ragno!

    Mentre la seconda intrusa era questa misteriosa farfalla (credo che sia una falena notturna) che ha incastrato la resta nella porticina dell’alveare, probabilmente incuriosita dal tepore che emanava e, dopo essere stata aggredita dalle api, è perita in quella posizione.

    Secondo intruso, una felena!?!?

    Secondo intruso, una falena!?!?

    Fa comunque riflettere come l’ape non abbia paura di creature molto più gradi di lei (basti pensare che attacca anche l’uomo se infastidita) e che riesca a uccidere creature che sono anche 20 volte lei, come il caso di questa falena.

    A sinistra la falena (senza testa) a destra un'ape

    A sinistra la falena (senza testa) a destra un’ape

    Comunque la famiglia al suo interno si è manifestata forte e in pieno lavoro di preparazione per l’inverno, quindi neppure i due intrusi o il misterioso evento che ha fatto perire quel pugno di api, hanno intaccato l’equilibrio instaurato nel nucleo.

    Arnia arancio

    Questo nucleo non smette mai di stupirmi, appena arrivate nel mio apiario mi ha colpito la loro aggressività, poi la loro produzione di miele ed infine la totale assenza di varroa che ho riscontrato nel fondo durante l’ultima visita.

    Fondo anti-varroa arnia arancio

    Fondo anti-varroa arnia arancio

    Naturalmente non sono così stolto da credere che non vi sia per nulla, anzi potrebbe essere anche più infestata delle altre due famiglie, ma mi ha fatto specie ritrovare dopo due settimane un cassettino completamente pulito.

    Come le altre due arnie, anche questa si sta preparando per l’inverno spostando le provviste e avendo fermato la deposizione delle uova, quindi non mi rimane che trattarla per la varroa e vedere se effettivamente ne era priva o semplicemente sono meno capaci di spulciarsi a vicenda.

    Arnia arancio

    Arnia arancio

    Una cosa che ho introdotto in una delle visite di fine luglio sono le clip colorate per differenziare gli anni dei telaini, in modo da effettuare la giusta rotazione che vede il rinnovarsi di due telaini ogni anno così da avere al massimo telaini vecchi 5 anni. Questo modo di operare fa parte delle buone pratiche apistiche che riducono i rischi di malattie come, ad esempio, la peste americana ed europea.

    L’estate sta finendo e il sole se ne va..

    Con l’arrivo dell’inverno e della fine della stagione apistica credo che una riflessione sia d’obbligo sia per analizzare il mio primo anno in apicoltura, sia per comprendere che cosa mi ha arricchito in questo primo anno di avventura.

    Quello che non mi immaginavo assolutamente all’inizio di tutto questo trambusto è che si è realizzato oltre ogni mia aspettativa è quanto le api e l’apicoltura in generali muti in continuazione, puoi visitare le api e dopo una sola settimana tornare a visitare lo stesso nucleo e trovare tutto sconvolto, capovolto, mischiato, confuso.

    Un mondo davvero interessante, impossibile da comprendere a pieno, ma bellissimo da ammirare e soprattutto da vivere.

    Il momento che mi è rimasto più nel cuore e quello che porterò per sempre con me è stato quando sono andato a raccogliere le api che erano sciamate: svegliarmi la mattina con il sorgere del sole, recarmi in apiario prima di andare a lavorare, trovarle strette, unite in un solo essere, scrollarle, sconvolgere il loro equilibrio, indirizzare la regina dentro al cassettino, ammirare come si richiamavano a vicenda, chiudere il cassettino, portarle lontano, andarle a riprendere una settimana dopo, travasarle. Magnifico, davvero l’esperienza più bella che mi potesse capitare.

    Brr.. che freddo.. non disperdiamo calore!

    Brr.. che freddo.. non disperdiamo calore!

    Ora non mi resta che prepararle al meglio per l’inverno, scrollando da loro tutto il carico di varroa che anno accumulato  questo mese e aiutarle con l’alimentazione nel caso ne necessitassero.

    Spero di riuscire a far passare questa temibile stagione a tutte e tre le famiglie e riprendere sia con il blog che con l’apicoltura a inizio stagione.

    Un piccolo rammarico però ce l’ho, quello di non essere riuscito a postare ad ogni visita effettuata in apiario, pazienza, sarà l’obbiettivo per l’anno prossimo.

    A presto, bzzz!

  • La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.

    Ciao a tutti,
    è da veramente troppo che non pubblico un post in questo blog per aggiornare lo stato della mia avventura, ma sono stati due mesi davvero tosti dove ho dovuto lavorare fino a sera inoltrata e non ho avuto tempo di fermarmi a scrivere.

    Ci eravamo lasciati che entrambe le arnie in mio possesso erano in ottima salute e avevano ricoperto tutti i telaini a loro disposizione.
    Riprenderò il mio racconto proprio dalla visita successiva a quella che vi ho descritto nel precedente post.

    Non credo di avervelo detto precedentemente ma io visito regolarmente l’apiario una volta a settimana per non recare troppo disturbo alle nostre amiche.

    Arnia Azzurra
    Durante la visita successiva, ispezionando un po’ sommariamente perché avevo poco tempo a disposizione, avevo costatato che il tutto stava procedendo bene e, non essendo troppo convinto sul da farsi, ho optato per aspettare ancora una settimana per deporvi il melario.
    Errore che ho pagato nel giro di qualche giorno poiché dalla suddetta arnia il 18 giugno verso l’ora di pranzo è partito uno sciame che si è fermato, nel giro di una decina di minuti, a una quindicina di metri dall’arnia di partenza.

    Io essendo al lavoro non ho potuto fare altro che sperare che la mattina successiva fossero ancora lì e non avessero già trovato un’altra dimora.
    Con l’emozione che riempiva il cuore fino a farlo esplodere mi sono alzato presto e sono andato sul luogo dove avevano visto lo sciamo posarsi, mi sono avvicinato e l’ho trovato ancora lì.

    Non potendo tagliare la vite ho deciso di creare una piccola struttura sospesa da terra e, una volta che il porta sciami fosse stato in posizione, agitare convulsamente la vite per farle precipitare all’interno della cassa.

    Sciame dopo aver agitato la vite

    Sciame dopo aver agitato la vite

    A questo punto ho cominciato a cercare la regina, sapevo che era marcata (infatti al contrario di quello che molte persone pensano, quando una famiglia sciama la maggior parte delle volte è la regina vecchia che lascia la casa e vola via) di rosso e desideravo capire se era caduta all’interno della cassetta oppure no.

    Seguendo con lo sguardo il flusso di api che risaliva la vite l’ho avvistata e, con estrema cautela, l’ho afferrata e appoggiata su un lembo della cassa.

    Lunga vita alla regina!

    Lunga vita alla regina!

    Ho atteso qualche minuto per osservare che cosa avesse intenzione di fare la regina, ma tranquilla tranquilla si è infilata tra due telaini agevolandomi ulteriormente il lavoro.
    A quel punto non ho fatto altro che agitare ulteriormente la vite, spostare tutta la cassetta sulla terra ferma, chiuderla (lasciando aperta una via) e attendere che tutte le api entrassero nella loro nuova dimora.

    La stessa sera, al ritorno dal lavoro, ho preso il nucleo (l’ho sigillato) e l’ho portato in un appezzamento di terra che dista più di 3 chilometri dal mio apiario.

    Ad una settimana di distanza le ho riportate in apiario e le ho trasferite all’interno di una nuova arnia Verde speranza.

    Tornando all’arnia Azzurra, le api che sono rimaste fedeli alla nuova regina hanno continuato ad importare nettare, immagazzinandolo non nel melario ma bensì nel nido ingolfando un pochino la deposizione della nuova regina (che ho avvistato finalmente nella visita effettuata il 12 luglio) e non costruendo più di tanto il melario.

    Ricapitolando l’arnia azzurra sta riprendendo il suo normale ritmo con una nuova regina nata probabilmente qualche giorno prima della sciamatura e, spero, che riprenda a costruire nel melario per l’ultimo mese che glielo lascio (ho programmato di levare tutto ad agosto per lasciare più scorte possibili alle famiglie).

    Arnia Verde
    Questa nuova famiglia nata a seguito della sciamatura si sta sviluppando velocemente, è impressionante vedere la velocità con la quale uno sciame tira della cera, infatti nel cassettino non vi erano favi già costruiti ma solamente fogli cerei che sono stati completamente costruiti nel giro di una settimana.

    Stato covata nuovo nucleo

    Stato covata nuovo nucleo

    Avendo deciso di tenere più stretta possibile la famiglia ho introdotto nell’arnia un diaframma che separasse il nucleo dai fogli cerei presenti all’interno dell’arnia (mi hanno infatti insegnato che è meglio riempire completamente ogni spazio all’interno dell’arnia poiché le api prediligono gli spazi vuoti per costruire).

    Ora questa famiglia si è allargata fino ad occupare sette telaini e credo che la prossima settimana sarò costretto ad allargarla fino a 9.

    Arnia Arancio
    Quest’arnia sarà l’unica che probabilmente quest’anno mi fornirà del miele da porte consumare.
    L’unica pecca rimane l’aggressività, che alla fine dei conti non è un ostacolo così insormontabile.

    Fino ad oggi si è sviluppata, ha costruito il primo melario (riempiendolo completamente questa settimana) e ora vedrò come si comporta con il secondo.

    Durante l’ultima visita ho estratto il telaini trappola dal nido (utilizzato per la lotta bio meccanica alla varroa, di cui non ho trovato traccia) e vi ho eliminato tutta la covata maschile presente.

    La stessa operazione dorò effettuarla, probabilmente, alla prossima visita nell’arnia azzurra.

    Riassumendo le cose stanno procedendo bene, ho tre famiglie in ottima forma di cui una riesce probabilmente a fornirmi il primo miele da assaggiare.

    Spero di riuscire a scrivere la visita la prossima settimana e di documentarvela con foto e video.

    A presto, bzzz‼

  • Forse il nostro universo si trova dentro al dente di qualche gigante..

    Ciao a tutti,
    è da qualche tempo che non scrivo in questo blog della mia avventura.
    Il motivo di questo sostanziale silenzio stampa era dovuto al fatto che la mia avventura con le api non aveva ancora fatto il primo battito d’ali nel volo solitario, almeno fino ad ora.

    Finalmente dopo la conclusione del corso base sull’apicoltura tenuto dall’associazione forlivese apicoltori (A.F.A. per gli amici) e le tre lezioni pratiche che mi hanno permesso, oltre che di mettere per la prima volta le mani dentro una famiglia, soprattutto di conoscere altri ragazzi interessati a questo mondo e con cui sono sicuro si instaurerà una bella collaborazione, se non un’amicizia.

    Detto questo passiamo alle cosa importanti:
    da qualche tempo avevo ordinato i due nuclei che vorrei condividessero con me tutto questo percorso da un apicoltore di Bologna, il quale mi ha trasmesso da subito una straripante passione e una professionalità unica.

    Con immensa gioia e trepidazione da parte mia, ci accordiamo per effettuare il ritiro Domenica 4 Maggio (unico giorno non bersagliato da temporali, acquazzoni ed intemperie di ogni sorta), così preparo il tutto, svuoto il camioncino della ditta di mio padre a alle 18.30 io e la mia morosa partiamo con meta Bologna.

    Attraversato il traffico spinoso del centro città, del tutto non abituale per dei provincialotti come noi, arriviamo nelle campagne Bolognesi e ci fermiamo dopo qualche minuto di ricerca davanti ad un cancello altissimo, degno di una reggia.
    Iniziamo, temendo di non trovare il luogo dell’incontro, a cercare di capire nel navigatore dove dovevamo andare, ma solo quando il cancello si aprì ed uscì un ragazzo con in mano la maschera tipica dell’apicoltura capii che ci eravamo fermati nel punto giusto per puro caso.

    Una piccola esploratrice

    Una piccola esploratrice

    Passati i soliti convenevoli, decidiamo di aspettare che il volo delle operaie cessi per rischiare di chiudere fuori il minor numero possibile di api.
    Impacchettate di tutto punto e legate con cura nel retro del camioncino prendiamo, consapevoli del nostro prezioso carico, la via del ritorno.

    Arrivati in apiario, senza troppe difficoltà, scarico i due nuclei ancora tutti sigillati e li posiziono sopra le arnie nelle quali poi dovranno essere trasferite l’indomani.
    Essendo già molto tardi e le tenebre avevano avvolto il mondo già da diverso tempo, mi limito solamente ad aprire le due porticine e mi allontano, dopo aver fatto qualche scatto (ovviamente).

    Nuclei appena approdati in apiario

    Lunedì 5 Maggio mi sveglio presto e mi dirigo, ancora elettrizzato per aver portato le mie prime due famiglie nell’apiario, a lavoro.

    Ebbene sì, non ho potuto (sebbene volessi) andare subito dalla api ed effettuare il trasloco, ma ho dovuto aspettare di rincasare la sera dall’ufficio.
    Fiondato come un matto in apiario, mi sono vestito ed ho acceso l’affumicatore consapevole che avevo il tempo giusto prima che il sole tramontasse.

    Armato di buona lena e consapevole che l’obbiettivo non era una visita accurata delle due famiglie, ho iniziato a spostare il nucleo dell’arnia arancio:
    l’ho appoggiato a terra lentamente, ho aperto interamente l’arnia facendo spazio per i 5 telaini che la famiglia già aveva costruito e utilizzava.
    Con estrema cura e cercando di mantenere le mani più ferme possibili ho inserito nell’arnia la famiglia cercando di recare meno danni possibili, ma questo trauma così imponente giunto sul far della sera ha fatto si che le api si agitassero e anche convulsamente.
    Dopo aver aggiunto due fogli cerei (quindi da costruire) tra le scorte e la covata, su suggerimento dell’apicoltore che me le ha fornite, ho richiuso l’arnia e mi sono allontanato di qualche metro facendo in modo che la quiete riprendesse possesso negli animi.

    La quiete dopo la tempesta...

    La quiete dopo la tempesta…

    Una volta ristabilito un minimo di ordine mi sono recato nuovamente vicino alle arnie, questa volta è stato il turno dell’arnia azzurra.
    Anche in questa famiglia le operazioni da compiere erano le medesime, purtroppo anche questo intervento ha causato diverso scompiglio anche se in maniera leggermente inferiore.

    Allontanatasi la minaccia (ovviamente, io) il tutto è tornato calmo e pacifico nel giro di una decina di minuti, tant’è che quando sono tornato a riprendere i contenitori di cartone le operaie era tutte rincasate, e le poche addette al turno di guardia sbirciavano dalla porticina senza dare troppo peso alla mia presenza.

    Giornata intensa, operazioni importanti portate a termine in breve tempo e soprattutto senza intoppi (speriamo).

    In conclusione e da quello che ho potuto osservare nel breve tempo che ho visitato la famiglia mentre spostavo i favi, ho due bei nuclei anche se quello azzurro un pochino più deboluccio rispetto allo straripante arancio.
    Questo fine settimana, tempo permettendo, effettuerò una visita come si deve per capire lo stato di entrambe le famiglie, fino ad allora:

    Buon lavoro‼ Sia alle api, che a voi e, non vedo perché no, anche a me.

    Bzzzz‼

  • Impollinazione delle colture – Lezione 4

    L’argomento che è stato trattato nella terza lezione del corso è “impollinazione delle colture” agricole e preparazione dei nuclei a tale servizio.

    È una lezione molto diversa dalle altre poichè l’attenzione per la maggior parte del tempo è focalizzata su molti aspetti che non riguardano direttamente l’ape, detto questo serve a conoscere un’altro aspetto poco conosciuto (almeno per quello che mi riguarda) dell’apicoltura che tornerà utile qualora lo si volesse mettere in pratica.

    Impollinazione

    Come sapete le api non producono solo i prodotti che gli apicoltori raccolgono come miele, propoli, cera, polline e veleno ma la loro compito più grande è quello dell’impollinazione.
    Questo servizio viene effettuato in maniera del tutto inconsapevole dalle api che, attratte dal nettare che i fiori producono, si ricoprono di polline e volando da una pianta all’altra mischiano tali particelle permettendo la fecondazione.
    E’ stato dimostrato che un’ape, sul proprio corpo, può trasportare circa 1 Milione di granuli pollinici, questo poichè ha il corpo ricoperto i peli.
    Questo servizio, oltre che molto utile alla natura, può essere una fonte di reddito per l’apicoltore.

    Ape con palla di polline

    Ape con palla di polline

    Carattere della fertilità

    Si intende la capacità che hanno i fiori di allegare e produrre i frutti.
    Ad un esame più attento si capisce che il carattere della fertilità è un carattere complesso che raggruppa due fattori:

    • Fattori genetici
    • Fattori agronomici

    A loro volta interagenti con l’ambiente di coltivazione.
    Una volta che noi conosciamo i fattori genetici che in qualche maniera possono coinvolgere le specie frutticole possiamo in qualche modo condizionare i fattori agronomici.

    Composizione di un fiore

    Composizione di un fiore

    Fattori genetici

    La sterilità morfologica, in questo caso succede che il fiore è imperfetto, non presenta la parte maschile o la parte femminile.
    Autocompatibilita, che è un fattore genetico che non crea grossi problemi, ovvero che la pianta può autofecondarsi, ma il fattore genetico più importante, che ci aiuta a comprendere meglio l’importanza del servizio di impollinazione, è l’autoincompatibilità.
    Questo significa che nonostante che il fiore sia ermafrodita, cioè presenta sia la parte maschile che la parte femminile, il polline del medesimo fiore non può fecondare la pianta.
    Ecco che allora per ottenere la fecondazione è necessario che su alcune varietà di alcune specie si posino pollini di altre piante.

    Fattori genetici

    Fattori genetici

    Fattori agronomici

    I fattori agronomici che interferiscono con la fertilità sono diversi: ad esempio il portainnesto.
    Il fattore più importante è “scelta di consociazione varietale intercompatibili”, ovvero la scelta dei giusti impollinatori.
    L’impollinazione può essere ritenuto un fattore agronomico e permette di far aumentare la fertilità.

    Impollinazione

    Impollinazione

    Preparazione degli alveari al servizio di impollinazione

    È bene che gli alveari che vorremo destinare a tale servizio siano preventivamente preparati per sfruttare la massima efficienza di ogni nucleo.
    Per prima cosa occorre disporre di famiglie che hanno una regina valida prima dell’invernamento, così da essere sicuri che una volta che partirà lo sviluppo tali regine riescano a mantenere il giusto ritmo di ovo-deposizione e mantengano la famiglia il più numerosa possibile.
    Occorre anche condizionare gli alveari che saranno destinati a tale servizio, ovvero almeno 40 giorni prima della fioritura si inizia con una nutrizione stimolante a base di candito.

    Regole per un buon servizio di impollinazione

    • Valutazione del giusto carico di alveari a ettaro;
    • Epoca di introduzione degli alveari nel campo;
    • Distribuzione degli alveari nell’appezzamento;
    • Corretta ubicazione nei confronti della luce;
    • Sfalciatura delle piante spontanee presenti nell’appezzamento e nelle immediate vicinanze;
    • Valutazione del numero di piante autosterili o intersterili presenti;
    • Valutazione dell’entità e della disposizione degli eventuali tendoni antigrandine
    • Valutazione delle distanze e dello stato vegetativo delle piante da impollinare ed epoca di fioritura delle cultivar.

    Coltura sulle quali si effettua il servizio di impollinazione

    Le colture sulle quali si effettua il servizio di impollinazione si suddividono in: fruttiferi, foraggere da seme, orticole da seme e orticole.

    Nuclei sotto ad alberi da frutto

    Nuclei sotto ad alberi da frutto

    Fruttiferi

    Nel gruppo delle coltivazioni fruttifere troviamo:
    albicocco, castagno, ciliegio, mandorlo, melo, pero, pesco, susino, kaki, kiwi, lampone e mirtillo.

    Neclei per il servizio di impollinazione nei frutteti

    Nuclei per il servizio di impollinazione nei frutteti

    Foraggere da seme

    In questo gruppo invece troviamo:
    erba medica, favini, ginestrino, lupinella, trifoglio violetto e veccia.

    Orticole da seme

    Il gruppo comprende:
    aglio, asparago, bietola, broccolo, carota, cavolo bruxelles, cavolo cappuccio, cavolo, verza, cetriolo, cipolla, cocomero, melone, pastinaca, porro, prezzemolo, ravanello, sedano, zucca, zucchino, melanzana e peperone.

    Impollinazione sotto serra

    Impollinazione sotto serra

    Come si possono proteggere le api?

    Quando si effettua il servizio di impollinazione può succedere che le api siano avvelenate per vari motivi.
    Per cercare di proteggere i nuclei è opportuno che l’agricoltore sia a conoscenza del fatto che le sue azioni possono portare ad una moria delle api che sono state portare per il servizio di impollinazione.
    L’agricoltore inoltre DEVE avvertire preventivamente gli apicoltori nell’eventualità che si debbano applicare trattamenti insetticidi.
    Adottare i moderni sistemi di lotta integrata o biologica è un’ulteriore modo per proteggere le api che vengono portate per effettuare tale servizio.
    L’aspetto più importante da tenere presente è quello di non distribuire mai dei prodotti fastidiosi o mortali per le api quando il fiore della propria cultura è aperto.

    Ape ricoperta di polline

    Ape ricoperta di polline

  • Come recarsi in apiario – Lezione 2

    L’argomento che si è trattato nella seconda lezione del corso è “come recarsi in apiario”, mentre nella prima lezione si è parlato dell’ape cercando di dare un’infarinatura sul lato biologico e morfologico, in questa lezione si è passati alla parte un pochino più pratica.

    Cosa server per andare in apiario??

    Per prima cosa occorre accertarsi di non essere allergici alle punture delle Api.
    Il veleno di questo insetti può portare anche a shock anafilattici che portano, loro volta, alla morte se non presi tempestivamente; occorre, quindi, essere almeno consapevoli degli effetti che una puntura può avere sul nostro organismo prima di trovarsi in situazioni pericolose.
    Se un individuo sa o scopre di essere allergico può tranquillamente fare l’apicoltore ma prestando maggiore attenzione, magari coprendosi di più e portarsi sempre dietro tutto il necessario per intervenire in qualsiasi situazione.

    Maschera

    Abbiamo visto come le api non siano animali inermi e, soprattutto quando vengono disturbate, possono reagire usando il loro apparato vulnerante. Le punture delle api, pur non essendo nella maggior parte dei casi pericolose sono comunque dolorose e possono disturbare non poco l’apicoltore. Per questo motivo si usa coprirsi il volto con una maschera. Ne esistono svariati modelli, da un semplice velo di tulle nero da applicare ad un cappello a larghe tese a quelle più sofisticate incorporate ad un corpetto.

    Maschera protettiva

    Maschera protettiva

    Affumicatore

    Per quante precauzioni un apicoltore possa prendere all’apertura di un alveare, tranne in rare occasioni, le api si mostreranno sempre aggressive. Da lungo tempo si è costatato che alcune sbuffate di fumo sono in grado di ammansire le api. Il fumo agisce, infatti, in duplice modo:
    appena viene assaggiato l’odore del fumo la maggior parte delle api si precipita sui favi dove iniziano ad assorbire avidamente il miele, trovandosi poi così imbottite faranno davvero fatica ad estrarre il pungiglione.
    Si pensa che questo atteggiamento sia dovuto al fatto che il fumo evochi negli istinti dell’ape il pericolo di un incendio e, nel caso l’arnia prendesse fuoco, sono già pronte a volare via piene di scorte.

    Affumicatore

    Affumicatore

    Leva

    Abbiamo visto che le api hanno l’abitudine di chiudere tutte le fessure e fissare fra di loro le varie parti mobili con la propoli.
    Questo materiale è alquanto tenace, quindi nella maggioranza dei casi con le sole mani non è possibile sollevare le soffitte ed estrarre i favi. A questo scopo si usa una leva che può avere varie forme ma che necessariamente deve essere provvista ad un’estremità di una parte schiacciata a scalpello per potersi insinuare sotto le soffitte e dall’altra un gancio idoneo a sollevare i telaini facendo presa sotto le orecchiette.

    Varie tipologie di leve

    Varie tipologie di leve

    Indumenti

    Non occorre un abbigliamento particolare per praticare l’apicoltura. Tuttavia occorre tener cono che maneggiando vari materiali ed attrezzi ci si imbratta facilmente di propoli che poi aderisce molto tenacemente, quindi è consigliabile l’uso di camici o tutte da lavoro.
    Maneggiando favi e soffitte ricoperti di api è facile che ne cada qualcuna per terra. Le api più giovani non volano ancora ed hanno la tendenza a risalire lungo le gambe, per evitare quindi che si intrufolino sotto i calzoni è opportuno portare degli stivali entro cui infilare i calzoni.
    L’uso dei guanti è perlomeno controverso, infatti se da una parte proteggono le mani, dall’altra rende l’operatore più impreciso e maldestro.

    Come ci si avvicina ad un alveare??

    Dopo essersi accuratamente vestiti e preparati, per prima cosa occorre accendere l’affumicatore, per farlo basta incendiare il combustibile che desideriamo utilizzare e lo riponiamo all’interno della camera di combustione.
    Solo quando si è certi che l’affumicatore sia acceso ci si può dirigere verso l’arnia.
    Per ridurre l’aggressività della famiglia occorre prestare qualche accortezza, ovvero è sempre bene avvicinarsi dalla parte opposta alla porticina di volo, in maniera tale da non trovarsi mai nel cono di volo delle bottinatrici.
    Una volta arrivati alle spalle dell’arnia la prima cosa da fare è dare una veloce ma decisa sbuffata di fumo sulla porticina, in maniera tale da allarmare le guardiane e farle comunicare al resto della colonia la possibile presenza di un incendio.
    Subito dopo occorre infilare la leva tra coprifavo e nido e forzare l’apertura, appena la propoli cederà bisogna essere pronti a dare un’ulteriore paio di sbuffate all’interno del nido.
    Così facendo la zona ostile per le api, dove si trova il fumo, sarà la parte soprastante dell’arnia e non all’interno dei favi.
    Un’altra pratica comune per ridurre l’aggressività quella di recarsi a far visita alla famiglia nelle ore più calde della giornata, in questo modo la maggior parte delle bottinatrici si troverà in giro, riducendo notevolmente il numero delle api presenti nel nido.

    Cosa si va a fare in apiario??

    Un’ulteriore precisazione che occorre fare è che ogni nostra visita provoca alle api un disturbo, ovvero uno stress. Seppure in certi periodi dell’anno le alimentiamo e per tutta la durata della loro vita le accudiamo, per loro rimarremo sempre degli estranei che invadono la loro casa e provocano scompiglio.
    Starà in noi fare in modo che lo stress arrecato sia il minore possibile e con esso, anche l’aggressività delle api stesse.
    In conclusione occorre aver ben presente per cosa si sta per visitare una famiglia per non essere titubanti nel momento in cui l’arnia è aperta poichè la covata dal momento in cui si solleva il coprifavo inizia a raffreddarsi.

    Scelta della postazione

    Per poter scegliere una giusta posizione per il nostro apiario conviene seguire qualche piccolo consiglio, ovvero:
    Si deve verificare la vicinanza delle fonti pollinifere e nettarifere;
    la postazione deve essere esposta a sud/sud-est, al riparo dai venti, in luoghi non umidi, e l’ombreggiatura deve esserci solo nei mesi più caldi;
    nelle vicinanze ci deve essere disponibilità d’acqua;
    il terreno deve essere in piano, facilmente accessibile con un automezzo e a distanza da strade di pubblico transito o confini di proprietà;
    nel caso di postazioni in montagna, l’apiario deve essere in basso rispetto alle fonti di raccolta perchè le api possano fare i percorsi in salita da scariche e quelli in discesa cariche;
    è utile avere vicino agli alveari alberi non troppo alti o robusti, in quanto questo facilita la raccolta degli sciami;
    le arnie vanno posizionate su supporti al almeno 30/40 cm da terra per difenderle dall’umidità;
    non è consigliabile allineare le arnie in fila tutte uguali in quanto facilita la deriva, cioè le bottinatrici tendono a rientrare negli alveari posti all’estremità;
    è necessario facilitare le api nell’orientamento colorando le facciate o i predellini, oppure distanziare gruppi di alveari con un paletto nel terreno.

    Esempio di un apiario

    Esempio di un apiario

    Nutrizione

    All’uscita dell’inverno qualora le scorte non fossero più sufficienti ad sostenere la famiglia, occorre ricorrere alla nutrizione.
    Gli alimenti da somministrare alle api variano a seconda del periodo dell’anno in cui siamo: da poco prima dell’inverno a primavera inoltrata è buona cosa utilizzare il candito, ovvero lo zucchero che usano i pasticceri per fare il torrone.
    Essendo solido questo non emana odori e riduce la possibilità di saccheggio da parte di altre famiglie e in più non introduce umidità all’interno dell’alveare che potrebbe portare a formazione di muffe o funghi che danneggerebbero irrimediabilmente un nucleo.
    Come nutrizione, qualora avessimo una famiglia debole, per stimolare la crescita e la raccolta usiamo uno sciroppo che è formato da fruttosio generalmente allo stato liquido (se si usano nutritori è meglio).
    Un’alternativa allo sciroppo al fruttosio è una soluzione zuccherina creata con 1KG di zucchero e 1L di acqua.
    Il periodo indicativo nel quale utilizzare un’alimentazione rispetto che un’altra è il seguente: Candito da gennaio alla prima metà di aprile, sciroppo stimolante prettamente tra marzo e aprile.
    Non è consigliabile alimentare le api con il miele, sia compero che di propria produzione, perchè potrebbe contenere patologie che infetterebbero irrimediabilmente la famiglia.

    Candito per api

    Candito per api

    Calendario delle visite in apiario

    Vediamo, molto velocemente, in cosa consistono le nostre visite in apiario al variare della stagione. Non tratteremo mese per mese ogni singola operazione, ma cercheremo di dare delle linee guida che si potrà seguire in tutte le annate, sia propizie che non propizie.

    A Gennaio

    E’ consigliabile un controllo all’esterno, verificando il volo delle bottinatrici, battere con le nocche sull’arnia (se si alza del brusio significa, per esempio, che sono ancora vive), pesare l’alveare per controllare le scorte.
    Se pensando l’arnia ci si rende conto che le scorte sono basse, è opportuno integrare la nutrizione utilizzando un prodotto solido, come il candito.
    E’ consigliabile non sollevare il coprifavo in questo periodo poichè le temperature non lo permettono, se dobbiamo guardare all’interno ci conviene sfruttare il buco della nutrizione presente nel coprifavo.

    Apiario sotto la neve

    Apiario sotto la neve

    A Febbraio

    E’ possibile fare la prima visita, anche se in modo veloce, controllando: lo stato della famiglia, le scorte, le condizioni sanitarie, la presenza e la sanità della covata.
    Controllare l’orfanità della famiglia, quando si apre la soffitta se orfane le api iniziano a ventilare, in caso la famiglia sia orfana è possibile che delle operaie abbiano preso a deporre ed è facile da intuire poichè c’è la deposizione di soli fuchi e non di operaie.

    Visita primaverile

    La si può effettuare con più calma e occorre fare attenzione a: forza delle famiglie, scorte (in fase di sviluppo le famiglie consumano molto), sanità della covata, sostituzione dei telaini vecchi e aumento dello spazio, pareggiamento delle famiglie, preparazione dei nuclei per il servizio di impollinazione.
    Inoltre occorre controllare la presenza di celle reali che potrebbero indicare la febbre sciamatoria, ovvero l’intenzione della vecchia regina lasciare l’arnia.
    Se occorre è questo il periodo per una nutrizione stimolante mediante sciroppi.
    In questo periodo, da Aprile in avanti, si possono iniziare ad effettuare le operazioni per creare sciami artificiali per la produzione di api regine, per aumentare il numero dei nuclei e per la produzione della pappa reale.
    E’ già possibile poggiare i melari qualora vi siano delle fioriture precoci.

    Sciame naturale appoggiato ad un ramo

    Sciame naturale appoggiato ad un ramo

    Visita estiva

    Dalla primavera in poi è il momento della posa dei melari. Il momento preciso varia da zona a zona, dalla forza delle famiglie, dal clima. ecc. Questo è il periodo del nomadismo, ma anche il momento migliore per la sostituzione delle regine. Dai primi giorni di agosto si devono togliere i melari e provvedere al trattamento tampone estivo contro la Varroa.

    Visita autunnale

    E’ il momento in cui si devono preparare al meglio gli alveari per l’inverno. Occorre quindi verificare la sanità delle famiglie, le scorte e la popolosità.

    Visita pre-invernale

    Durante questa visita si procede al vero e proprio invernamento. Si possono togliere i telaini abbandonati dalle api e inserire il diaframma. E’ consigliabile mettere un materiale coibentante tra il coprifavo e il tetto per aumentare il calore nell’alveare. Si riduce l’ingresso della porticina di volo. In una bella giornata di sole, avendo verificato il blocco della covata, si deve effettuare il trattamento di pulizia invernale contro la Varroa.

    Sciamatura

    Per sciamatura naturale si intende la partenza definitiva da una colonia di una regina seguita da un parte delle operaie.
    Dal punto di vista biologico la sciamatura rappresenta l’opportunità per le api di diffondere la propria specie.
    La sciamatura è quindi una caratteristica ereditaria comune a tutte le specie Apis, più o meno marcata a seconda delle razze.
    Pur trattandosi di una caratteristica ereditaria, la sciamatura è influenzata da molti fattori interni ed esterni. Fa quelli interni i principali sono: l’età della regina, o spazio disponibile, lo stato di salute, ecc.. mentre quelli esterni sono l’andamento climatico, l’abbondanza di raccolto, la posizione dell’arnia, l’insolazione, ecc..
    Durante il periodo delle sciamature, di solito questo avviene poco prima del grande raccolto, una famiglia può decidere di sciamare e quindi inizia a costruire celle reali.
    Poco prima che la regina vergine sfarfalli la vecchia regina prende il volo e, insieme a una buona parte delle api presenti, si appoggia poco distante formando un glomere molto serrato.
    Il nuovo sciame, quello che contenente la vecchia regina, può stare fermo qualche giorno, come una settimana o può anche decidere di creare il proprio nido sul posto, il tutto dipende da molti fattori: non è stato trovato un luogo adatto dalle esploratrici, la regina è abbastanza vecchia, la famiglia non si mette d’accordo su quale sia il luogo più adatto per insediarsi.
    Quando troviamo delle celle reali non sempre si ha a che fare con la febbre sciamatoria, per sapere ciò occorre prestare attenzione su quale punto del favo è stata fatta la celletta reale: se tale cella si trova in mezzo al favo, o comunque non vicino ai bordi è molto probabile che la famiglia sia orfana o che stia procedendo con una sostituzione naturale della regina, mentre se le celle reali si trovano sui bordi dei favi, molto vicino o addirittura sopra al telaio di legno quello è un segno evidente di febbre sciamatoria.

    Trattamento anti-varroa

    La Varroa è un particolare acaro, molto simile alla zecca che aggredisce le api nelle fasi più delicate della loro vita (durante le prime mute) e che si nutre succhiando l’emolinfa direttamente dall’individuo infestato.
    Questo acaro è arrivato in Europa nei primi anni 80 e da allora non si è trovato un sistema idoneo per debellare questo vero e proprio flagello.
    Negli ultimi anni, dopo che l’apicoltura è stata sull’orlo del tracollo per la moria generale che vi è stata, sono stati introdotti dei prodotti così detti “tampone” che servono a limitare il più possibile l’infestazione delle famiglie.
    Vi sono diversi metodi per effettuare tali trattamenti: chimici o meccanici.
    Bisogna precisare che è vietato l’uso di qualsiasi prodotto all’interno dell’arnia qualora sopra vi sia ancora il melario, poichè il miele per l’alimentazione umana deve essere puro e non alterato in alcuno modo.

    Trattamenti chimici

    Questi trattamenti vanno effettuati in presenza del blocco della covata, ovvero non vi devono essere api opercolate, poichè la Varroa si intrufola dentro la cella poco prima che questa venga opercolata e vi resta fino che l’ape infestata non fuoriesce.
    Gli acaricidi in agricoltura sono molteplici e spesso anche molto potenti, però i prodotti registrati per uso apistico sono davvero pochi e si contano sulle dita.
    Gli acari sviluppano resistenza a tali trattamenti poichè ogni qual volta se ne salva uno i suoi figli diventano più resistenti al principio attivo.

    Api life var

    Sono dei cubetti impregnati con il Timolo e vengono riposti tra i favi e il coprifavo.

    Api life var

    Api life var

    Apistan

    Sono delle strisce impregnate con il Tau-fluvalinate, un principio attivo anch’esso utilizzato massivamente in agricoltura.

    Apiguard

    Apiguard

    Apiguard

    Non necessita di ricetta veterinaria, è un gel a base di Timolo che evapora ed agisce sulle Varroe presenti.

    Apiguard

    Apiguard

    Apivar

    Non necessita di ricetta veterinaria, il principio attivo utilizzato è Antras, prodotto che in agricoltura è stato usato tanto, poi è stato vietato l’uso (solo in agricoltura, in apicoltura si può ancora usare).

    Apivar

    Apivar

    Trattametni meccanici

    Questi trattamenti hanno il vantaggio da uccidere gli acari o di limitarne la diffusone in maniera meccanica e per questo motivo non sono soggetti a resistenze.
    I trattamenti più diffusi sono:

    Acido Ossalico

    I metodi che sono stati scoperti per far funzionare al meglio tale trattamento sono quello sgocciolato, dove le api vengono bagnate con una soluzione di acido ossalico disciolto in una soluzione zuccherina.
    Il secondo metodo, che è stato introdotto recentemente, è quello della somministrazione sublimata, essa viene praticata riscaldando i cristalli di acido ossalico ad una temperatura inferiore ai 130°C.
    I fumi che si scatenano sono però nocivi per l’uomo, quindi è bene prendere le giuste precauzioni.

    Acido Formico

    Questo acido, essendo molto più forte, ha la capacità di entrare anche dentro alle cellette opercolate delle api così da uccidere anche la Varroa che è presente nella covata.
    In alcuni stati nordici, dove la temperatura non si alza troppo (soglia massima 27°C), hanno fatto dei sacchetti al cui interno vi è una spugna impregnata con l’acido formico. Questa sostanza evapora molto lentamente e uccide le Varroe senza danneggiare le api, nei nostri climi questo trattamento è poco usato poichè basta un’innalzamento della temperatura ambientale che tutta la covata è a rischio.

    Acido Lattico

    Tale acido è stato il primo ad essere usato, andava diluito nell’acqua e spruzzato sulle api.

    Raccomandazioni finali

    Prima di portare a casa delle api sarebbe bene procedere al censimento obbligatorio. Non è una pratica a pagamento e permette di risparmiarsi una multa che va dai 150 ai 200 euro qualora la forestale arrivi in apiario e riscontri la mancanza di tale documento.
    Le schede per il censimento sono reperibili nelle cooperative o associazioni apistiche, vanno compilate e fatte firmare da un veterinario.

    In agricoltura non esiste un’altro investimento che nel giro di 2/3 anni si ripaghi completamente come fa l’apicoltura.

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