Buone pratiche apistiche – Lezione 3
Ciao a tutti,
eccoci con il secondo appuntamento settimanale, anche se in ritardo, della lezione tenuta il 16 gennaio, dall’apicoltore Giampiero Torri, il cui argomento era: Buone pratiche apistiche.
Come da previsioni non sono riuscito, per mancanza di tempo, a postare la seconda lezione molto velocemente e, per questo motivo, mi tocca fare due post molto ravvicinati.
Non è un grosso problema ma mi sarebbe piaciuto fare le cose diversamente, magari ci riesco la prossima settimana, staremo a vedere (io ci credo poco 😛 ).
Tornando a noi ancora nessuna traccia delle due arnie ordinate, ma il fornitore mi ha confermato che sono partite e che è una questione di giorni prima che arrivino, attendiamo e vedremo.
Augurandovi, come sempre, una piacevole lettura, vi saluto.
Alveare “Razionale”
L’alveare “razionale” a favi mobili può essere quindi definito un Super organismo tecnicamente modificato, poichè se pur con tecniche semplici, l’alveare razionale, è diventato un organismo artificioso che non ha simili e questo lo rende assai diverso dagli altri animali dall’allevamento.
Ci si deve ricordare delle peculiarità dell’alveare e dell’apicoltura, anche nel controllo e gestione delle malattie e anche nell’utilizzo dei medicinali veterinari.
Punti di forza dell’apicoltura
L’apicoltura apporta notevoli benefici all’intero settore agricolo e, ancora prima, all’ecosistema generale.
Prima ancora della produzione del miele, infatti, la sua importanza è legata all’effetto pronubo (l’84% delle specie di piante e il 76% della produzione alimentare in Europa dipendono in larga misura dalle api).
Non a caso è riconosciuta attività di interesse nazionale!
Buone pratiche apistiche
Ci sono diverse pratiche che è consigliabile svolgere per poter allevare nei migliori dei modi il proprio apiario.
Seguendo queste metodologie non si evitano le malattie o gli anni deludenti, ma si riducono al minimo le possibilità che cose come queste avvengano.
Sostituzione dei telaini
L’inverno, quando le api si stringono nel glomere, formano una sorta di “palla” che si posiziona circa al centro dell’arnia. Mano mano che la stagione migliora e con essa le temperature aumentano questa sorta di “palla” si allarga sempre di più fino a riempire l’intera arnia quando vi è il grande raccolto.
Nei telaini esterni le api generalmente tengono il miele, poi man mano che ci avviciniamo al centro troviamo il polline ed infine la covata. Mediamente si hanno uno o due telaini esterni di miele (per parte), uno o due telaini di polline (per parte) ed infine la covata ricopre i restanti.
I telaini che contengono la covata, quindi quelli più centrali, invecchiano molto più velocemente degli altri poichè ogni volta che nasce un’ape rilascia una membrana sottilissima, detta esuvia, che ristringe piano piano la celletta.
E’ buona norma, per rinnovare la cera contenuta nei telai, che nella buona stagione vengano inseriti telaini nuovi (quelli provvisti solo di foglio cereo) , questa operazione va però effettuata in modo razionale e non vanno introdotti dei fogli cerei in maniera casuale.
I telai nuovi vanno inseriti vicino alla covata in due possibili posizioni: o tra il miele ed il polline o tra il polline e la covata, anche se si consiglia maggiormente la seconda posizione.
In questo modo, se si cambiano due telaini all’anno, nel giro di 5 anni avrò il rinnovo totale dei telaini presenti nell’arnia.

Talaino con cera nuova
Rinforzo di una famiglia con talaini di covata
Nel caso in cui ci accorgiamo che una famiglia è molto debole e necessita del nostro intervento non bisogna pensare che se preleviamo un telaino da un’altra famiglia (che necessariamente deve essere forte) e lo spostiamo direttamente nel nucleo debole vada tutto per il verso giusto.
Ci sono molti fattori da tenere in conto prima di effettuare tale operazione: prima di tutto ogni famiglia ha il proprio odore e se api di famiglie diverse vengono in contatto tra di loro sono portate a scontrarsi ed a uccidersi a vicenda.
Per evitare questo occorre dare una bella scrollata al favo che si preleva, così che le api più anziane (quelle che maggiormente non accettano api di altre famiglie) prendano il volo e non finiscano nel nucleo debole. Successivamente occorre spostare il nucleo appena rinforzato ad una distanza di almeno 3 km poichè altrimenti le api spostate tenteranno di tornare nell’arnia di provenienza vanificando il rinforzo appena fatto.
Altro fattore da prendere in considerazione è se il nucleo di destinazione sia in grado di sostenere il rinforzo, se ad esempio la famiglia debole conta pochissimi individui e noi introduciamo un’ulteriore telaino di covata, questa potrebbe andare distrutta poichè non vi sono abbastanza api per riscaldare le larve.
Ultimo in elenco ma, probabilmente, il più importante per questa pratica è accertarsi che sia il nucleo forte che quello debole siano in salute, poichè se uno dei due presenta qualche patologia si possono scatenare una sequenza di eventi che porta ad perdere non una, non due, ma tutto l’apiario.
Nomadismo
Gli apicoltori si dividono in due gruppi: i stanziali ed i nomadi.
Il primo gruppo tiene sempre le proprie arnie in un apiario senza mai spostarle, generalmente chi inizia appartiene a questo gruppo.
Il secondo gruppo invece sposta le proprie arnie seguendo le fioriture, in questo modo riesce sia a fare le qualità del miele sia a produrre più mele poichè non si adatta alla conformazione del territorio ma sfrutta il potenziale delle api al massimo spostandole quando il raccolto in una determinata zona comincia a diminuire.
E’ possibile anche che si verifichino degli incidenti, come è successo in cina: un camion con rimorchio che trasportava un intero apiario si è rovesciato e le casse aprendosi hanno lasciato libero sfogo alle api. In quel caso solo i pompieri bagnando e uccidendo tutto riescono a risolvere la situazione, la conclusione logica è un apiario completamente distrutto.
Nomadismo: Legge regionale
Gli apicoltori che praticano nomadismo nel territorio della regione Emilia Romagna, se si recano in postazioni non censite presso le AUSL di competenza, devono darne comunicazione scritta al Presidente della Provincia di destinazione entro il mese di febbraio di ogni anno (come previsto dalla Legge Regionale n. 35 del 25 agosto 1988 art.9 e dal Regolamento Regionale n.18 del 5 aprile 1995).
Nella comunicazione devono essere indicati, come previsto dal modulo:
- La sede dell’apiario o degli apiari da spostare;
- Il numero presunto degli alveari interessati allo spostamento;
- La presumibile data di trasferimento;
- Il luogo di destinazione;
- La presunta durata di permanenza nell’aria di destinazione;
- Il tipo di fioritura del pascolo di cui si vuole beneficiare.
In via del tutto eccezionale e per motivare esigenze di sfruttamento di determinati pascoli, ovvero quando si renda necessario ed urgente il trasferimento dell’apiario in nuove postazioni, è consentito lo spostamento degli alveari, senza la prevista segnalazione, fermo restando l’obbligo di comunicare al Sindaco del Comune di arrivo entro 48 ore, ai sensi del comma 2, dell’art. 8 della Legge Regionale n. 35 del 1988.
Lo spostamento di alveari da una postazione censita ad un’altra non censita non richiede alcuna segnalazione.
Nomadismo: Distanze fra apiari
Gli apicoltori, quando spostano gli alveari per nomadismo o per la costituzione di nuovi apiari, devono rispettare le seguenti distanze minime dagli altri apiari, calcolandole dal centro dei singoli apiari:
- m. 100 di raggio se gli apiari sono formati da 1 a 10 alveari;
- m. 150 di raggio se gli apiari sono formati da 11 a 20 alveari;
- m. 250 di raggio se gli apiari sono formati da 21 a 30 alveari;
- m. 500 di raggio se gli apiari sono formati da 31 o più alveari;
Il diritto di priorità nello sfruttamento del pascolo spetta al richiedente che non abbia apportato modifiche al suo programma di nomadismo.
Metodi per aumentare le famiglie – Produzione nuclei
Generalmente i nuclei si creano nelle arnie da 6 telaini, quando si fa un nucleo lo si prepara un anno per quello successivo, poichè vanno formati nel periodo di maggiore sviluppo e quindi i nuovi nuclei non hanno tempo di svilupparsi per il grande raccolto che sta già avvenendo.
Per prima cosa va selezionata una famiglia che sia molto forte e che non risenta della perdita di qualche telaino.
Molti apicoltori, generalmente, prelevano un solo telaino con covata dalla famiglia forte; Torri consiglia di levarne due poichè, sebbene indebolisca di più la famiglia forte, permetterà al nuovo nucleo di partire già forte, limitando il rischio che questo nucleo vada distrutto durante l’inverno. (Si possono prelevare i telai anche da cassi differenti)
Riposti questi telai all’interno delle arnie da 6 telai e riempiti i posti vuoti con fogli cerei e, se si riesce, con un telaino di scorta prelevato ad una famiglia forte, il tutto deve essere spostato a più di 3km altrimenti le api che possono volare torneranno nelle famiglie di partenza condannando il nuovo nucleo alla morte.
Se nei telaini che vengono prelevati vi è la presenza di celle reali, si può rischiare di non mettere la regina e lasciare che la natura faccia il suo corso, oppure se non vi è la presenza di tale celle o non si desidera rischiare conviene aggiungere un’ape regina che ci si è procurati diversamente.
Nel caso si scegliesse la via dell’ape regina “in scatola” il consiglio è quello di attendere 1 giorno dal prelievo dei telai (in maniera tale che le api comincino a sentire l’orfanità) e allo scadere di tale tempo introdurre la scatola con la regina.
In questo modo non si da il tempo alle api di creare celle reali e le probabilità di accettazione sono maggiori.
Curiosità
Una regina in piena produzione riesce a deporre tre volte il suo peso corporeo in uova, è come se una gallina di 3kg faccia 9kg di uova in un solo giorno.