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Giu 03 2015 Essere ciò che siamo e diventare ciò che siamo capaci di diventare è il solo fine della vita.
Ciao a tutti,
come vi avevo raccontato con il mio ultimo post l’avventura iniziata l’anno scorso con due piccoli nuclei di api si era conclusa tragicamente poco prima dell’arrivo della primavera nella mia zona.Mi è dispiaciuto, tanto, ma di tutte le esperienze, anche quelle molto negative, bisogna estrapolarne gli aspetti utili e farne tesoro.
Purtroppo non sono riuscito con certezza a capire quale sia stato il colpo di grazia che ha fatto collassare le mie precedenti famiglie, ma quello di cui sono certo è che la varroa ha giocato un ruolo fondamentale e quest’anno non ho intenzione di far sì che la storia si ripeta.
Proprio così, avete letto bene, una sconfitta non mi ha fermato e da due settimane nel mio apiario sono presenti due nuovi nuclei che lavorano all’impazzata e che mi fanno ben sperare per la stagione attuale.
Purtroppo l’apicoltore che me le ha fornite aveva tutti primi nuclei prenotati e quindi ho dovuto attendere la sfioritura dell’acacia (poco male poiché non avevo il tempo per poter spostare le mie eventuali famiglie sotto a tali alberi), sarà sicuramente per l’anno prossimo.
Inoltre quest’anno ho deciso di sperimentare la via della botanica rivolta ad aiutare le nostre amiche api sia durante la stagione con nettare e polline a pochi passi dalle arnie, tramite la semina di mix di fiori melliferi tra cui: Trifoglio resupinato laser, Facelia natra, Lupinella, Grano saraceno lileja, Mix trifogli, sia con la messa a dimora di due piante di Evodia Tetradium Danielli (che a dir la verità ho piantato lo scorso settembre) e che quest’anno dovrebbero far germogliare i primi fiori.
Questa pianta è famosa anche come albero del miele perché ha un potere mellifero non eguagliato da nessun’altra pianta e in più la sua fioritura avviene quando non è presente, nelle nostre zone, una fioritura primaria.
Non sto a tediarvi su come e con cosa aiuta le nostre amiche api tale piante, ma se volete approfondire vi consiglio di leggere questo articolo che ho scritto qualche giorno fa: Albero del miele (Evodia Tetradium Danielli)Albero del miele (Evodia Tetradium Danielli)
Tornando a noi, sabato 30 Maggio ho effettuato la prima visita in apiario, in quanto il fine settimana precedente pioveva a sprazzi ed avevo avuto il tempo solo di inserire due telaini (uno costruito e uno da costruire) all’interno di ogni arnia.
Arnia arancio
Per prima cosa, come faccio ad ogni visita nell’apiario, mi sono fermato qualche istante a fianco del predellino di volo per osservare il volo delle api: l’arrivo delle bottinatrici cariche di ogni genere di provvista e le bottinatrici che partono veloci dopo aver scaricato il prezioso carico.
Purtroppo ho vissuto un tempo non troppo lontano come è il volo di api che appartengono ad un nucleo che non sta bene e, grazie a questo, posso affermare che questa famiglia sta benone.
Prima ancora di aprire la cassa controllo anche lo stato del cassettino anti-varroa così da farmi un’idea di come la famiglia si muove all’interno dell’arnia così da sapere più o meno i punti di interesse sui quali prestare maggiore attenzione.
Come si può notare da questa foto, vi è un’abbondante impostazione di polline, vi sono state nascite poiché vi sono residui di opercoli rotti in corrispondenza di due telaini, stanno costruendo il foglio cereo che ho inserito (si vede dagli scarti di cera praticamente bianca), c’è la presenza di due camule della cera (larve) e (come vi mostra la foto seguente) vi è stata l’importazione in arnia di zucchero che non ho idea di dove l’abbiano recuperato.
Infine l’elemento che più mi ha sorpreso e che mi ha fatto effettuare la scelta di inserire un ulteriore foglio cereo da costruire all’interno di tale arnia è la presenza di segatura di compensato in alto a sinistra della foto.
Tale segno mi ha subito fatto capire che l’arnia richiedeva più spazio perché aveva iniziato a rosicchiare il compensato del diaframma che avevo inserito per tenere stretta la famiglia.Essendomi fatto un’idea sommaria di tale famiglia era giunta l’ora di aprirla ed osservare lo stato della covata, delle scorte e se vi fossi riuscito avrei voluto vedere la regina poiché non avevo idea di che cosa avesse inserito l’apicoltore che me le aveva fornite.
Alla fine della mia visita ho riscontrato che la famiglia gode di ottima salute, sta raccogliendo scorte ad una velocità pazzesca e con le stesse tempistiche sta costruendo i telaini che gli avevo fornito.
Fortunatamente sono riuscito anche ad immortalare la regina, che essendo nuova, è bella vispa e si aggira come un’indemoniata per tutti i telaini accompagnata dalla propria corte (vengono chiamate così le api che la nutrano e le stanno attorno avendo sempre il capo rivolto verso di lei).Siccome non più necessario ho anche provveduto a rimuovere il diaframma che come avevo intuito dal vassoi anti-varroa presenta segni evidenti di vandalismo 🙂 nella parte destra della foto.
Non so se lo sapete, ma le api avendo le mandibole arrotondate (al contrario delle vespe che le hanno appuntite) non sono in gradi di perforare neppure la buccia dei chicchi dell’uva (questo non le impedisce di fiondarcisi quando i chicchi hanno già dei buchi o hanno iniziato a deperire), quindi con un foglio di compesato non è che lo rosicchiano, ma strappano una ad una ogni micro scheggia che è parte integrante del compensato.Non sono riuscito a vedere la presenza delle camule che avevo ipotizzato esserci dagli escrementi nel cassettino, o le api le hanno uccise e poi rimosse dall’arnia, oppure sono ancora presenti e stanno mangiando esuvie (quel che resta dalla trasformazione pupa in ape adulta all’interno delle celle, è un pellicola infinitesima) a sbaffo.
Arnia azzurra
Anche per questa arnia l’iter è stato il medesimo, ovvero mi sono soffermato ad osservare il volo delle api di questa famiglia che anche in questo caso si è dimostrato intenso, ma quello che mi ha più colpito è stato osservare il lavoro delle api “ventilatrici” che con le proprie ali fanno in modo da creare correnti per areare, e quindi abbassare la temperatura, all’interno dell’arnia.
Se non siete degli esperti (come me) o non le avete mai viste sono le tre api più in basso che tengono alto il corpo e nel contempo sbattono le ali, in questo modo stanno incanalando l’aria alle proprie spalle.
Il passo successivo è stato quello di osservare il cassettino anti-varroa così farmi un’idea sommaria anche di questa famiglia prima di aprire.
Come nell’altro cassettino vi è la presenza di polline, anche se leggermente inferiore, residui di opercoli rotti dalle api nascenti, una possibile camula ma quello che non mi ha reso proprio felice è stato vedere tutti quegli scarti di cera nuova in concomitanza al telaino che avevo inserito con solo foglio cereo.
A questo punto non rimaneva altro da fare se non aprire la cassetta e controllare con una visita scrupolosa lo stato della famiglia.
Al termine della visita, nella quale non sono riuscito a vedere la regina, ho tratto le stesse conclusioni della famiglia accanto, ovvero che sta crescendo velocemente (forse un pochino più piano dell’altra) e sta raccogliendo anche le provviste velocemente.
Purtroppo il mio presentimento sul telaino con foglio cereo tagliato era fondato e, non essendoci sopra ancora ne covata ne scorte, ho preferito sostituirlo e aggiungerne un secondo così da portala su 9 telaini come l’altra.
Conclusioni
Per concludere questa prima visita mi fa ben sperare per la stagione corrente, inoltre questi due nuclei sono molto ma molto pacati, non si sono alzate in volo più di 2 api mentre facevo la visita e l’uso del fumo è stato limitato all’apertura e alla chiusura dell’arnia per non rischiare inutilmente di schiacciare delle apette incaute.
Sì, sono proprio soddisfatto di questa visita, vedremo se anche la botanica nei pressi dell’apiario potrà dare una mano a non far perire queste due famiglie durante il prossimo inverno.
Non mi resta che darvi appuntamento alla prossima settimana con il prossimo post e ricordarvi che ogni foto effettuata durante le visite (non solo quelle contenute all’interno del post) le potete trovare nella mia galleria Flickr.
A presto, bzzz‼
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Apr 10 2015 Non piangere perché è finita, sorridi perché è accaduto.
Ciao a tutti,
la primavera è iniziata da oramai più di un mese ma fa male vedere che nel proprio apiario non vola neppure una piccola ape. Le arnie, che durante l’inverno erano macchie sfavillanti di colori accesi immersi nella campagna spenta, riposano in magazzino completamente ripulite e soprattutto piene solamente di telaini con miele e polline che le precedenti inquiline non sono riuscite a consumare.
Ebbene sì, come avrete ben capito, anche le altre due arnie non hanno superato l’inverno appena trascorso. Ho ricercato la motivazione per sfuriate settimane analizzando con estrema cura le arnie nella loro interezza. Siccome può capitare a tutti, soprattutto all’inizio, di commettere errori voglio condividere questa mia analisi con voi.
Il primo indizio rilevante è che le famiglie di sono spente una alla volta, a distanza di qualche settimana l’una dall’altra, e non tutte contemporaneamente, questo mi fa escludere un avvelenamento o qualche malattia molto aggressiva.
All’interno delle arnie era tutto in ordine, non vi era sporcizia o feci e quindi anche il nosema (malattia che colpisce l’intestino delle api) lo si può escludere.
Le api per la maggior parte sono morte all’interno dell’arnia, spesso rimanendo anche aggrappate al telaio dove hanno trascorso gli ultimi attimi della loro esistenza.
Come potete vedere anche dalla foto riportata, vi era presenza di covata, anche se sparsa, quindi non si può neppure affibbiare la colpa ad una regina che non faceva il suo dovere.
La posizione della api su quel telaino mi fa presupporre che siano morte a causa del freddo, il loro numero deve essere diminuito gradualmente fino arrivare al punto nel quale non riuscivano ne a tenere la covata al caldo, ne a scaldarsi tra di loro.Il freddo è sicuramente la mano gelida dell’assassino che ha compiuto il delitto, ma chi è il mandante? Chi ha deciso che queste famiglie dovessero perire?
Purtroppo questa foto non lascia scampo al colpevole:Ebbene sì, nonostante i miei precedenti sopralluoghi in apiario non mi sono accorto che i trattamenti che avevo effettuato per la varroa erano stati troppo leggeri e questo ha portato al vero e proprio collasso delle famiglie.
Quindi concludendo il mandante di tutta questa brutta situazione è stata la mia inesperienza che ha permesso all’acaro di distruggere tutto l’apiario.
Ho riflettuto a lungo, le domande sono state molteplici, ma non posso lasciare che una singola sventura mi allontani da questo mondo, quindi non demordo e, dopo aver già ordinato due nuovi nuclei, sono pronto ad affrontare il 2015 con sicuramente più esperienza ma soprattutto con una gran voglia di riscatto.
Ci sentiamo presto con l’arrivo dei due nuovi nuclei in apiario.
Al prossimo post, bzzz‼
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Gen 10 2015 Se il tuo scopo è grande e i tuoi mezzi piccoli, agisci comunque, perché solo con l’azione essi possono crescere in te.
Ciao a tutti e buon anno nuovo,
è da ottobre che questo blog è fermo sia a causa dell’inverno che fa rintanare le nostre amiche api all’interno delle proprie arnie per stringersi l’una all’altra nel tentativo di scaldarsi, sia perché ho avuto il mio da fare.
In occasione dell’arrivo del nuovo anno ne ho approfittato per rinnovare un pochino il blog, soprattutto il logo che ne aveva veramente bisogno, e per inaugurare una nuova zona denominata l’Angolo ricreativo nel quale ognuno di voi può lasciare un commento per effettuare qualche richiesta, levarsi un dubbio, scatenare una discussione costruttiva, insomma quello che volete.
Per non lasciarvi a bocca asciutta sulle notizie che riguardano le mie tre famiglie, durante le ferie natalizie mi sono recato in apiario due volte e durante la prima visita ho riscontrato che la famiglia che era all’interno dell’arnia verde era assai debole, il che mi aveva fatto sorgere il dubbio che tale nucleo non potesse superare l’inverno.
Nel giro di una settimana le temperature sono precipitate arrivando qualche tacca sotto lo zero.
Questo ha fatto in modo, a mio avviso, che la famiglia non abbia avuto il tempo per potersi organizzare e compattarsi arrivando così alla tragica morte per congelamento.
Ho provveduto a sistemare in magazzino l’arnia vuota e osservando i telaini ho notato la presenza ancora massiccia di miele, il che mi fa pensare che sia stato proprio il freddo a ucciderle e non la fame.
Le altre due famiglie nel complesso sembrano stare bene, mangiano, la caduta di varroa è cessata completamente e quando vi sono giornate in cui si superano i 10°C si vedono i voli purificatori nei pressi delle arnie.
L’inverno è ancora assai lungo, ma spero di riuscire a svernare entrambe le famiglie così da poter ripopolare anche l’arnia che ora dorme beata in magazzino.
Non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo post, bzzz‼
P.s.
Incrociamo le dita per il 2015, che possa essere un’anno pieno di soddisfazioni per tutti.
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Ott 26 2014 Abbiamo di che vivere con ciò che prendiamo, ma costruiamo una vita con ciò che doniamo.
Ciao a tutti,
quest’anno non è di certo andato come previsto. Sono finalmente riuscito a ritagliarmi qualche minuto di tempo per poter postare in questo blog. Come state?
Nell’ultimo post di metà luglio la situazione era stabile, il nuovo nucleo stava crescendo bene e velocemente e il tutto mi faceva sperare in un bel raccolto di miele.
Ahimè le cose non sono andate come previsto, infatti l’arnia verde ha (giustamente) pensato alle proprie scorte non riuscendo a salire a melario, l’arnia blu (a causa dell’orfanità) ha intasato il nido con il miele, infatti quando la regina è divenuta feconda non vi era abbastanza spazio per iniziare la deposizione e questo ha rallentato di molto questo nucleo, mentre l’unica ad essere andata in produzione è stata l’arnia arancio che nel complesso ha raccolto ben 16 kg di miele.
Costruzione smielatore auto costruito
La prima settimana di Agosto ho avuto le ferie e, sapendo che almeno un melario era pronto, poiché completamente opercolato, mi sono rimboccato le maniche per costruire lo strumento che mi avrebbe aiutato in questa importante operazione.
Lo smielatore è formato da un bidone di latta, una barra filettata, due cuscinetti a sfera con tanto di staffa, due cerchi da bicicletta, due barre e relativi terminali e tantissime viti e bulloni.
Assemblare il tutto è stato abbastanza semplice, nulla che un flessibile, un trapano e le chiavi inglesi non possano fare. Per prima cosa ho rovesciato il bidone sotto sopra in maniera tale da avere i tappi nella parte sottostante e poi, con il flessibile, ho tagliato il fondo all’altezza che ritenevo più giusta.
Una volta fatto ciò ho preso la barra filettata e con l’aiuto di alcuni bulloni ho fermato i due cerchi alla distanza che mi consentiva di incastrarci dentro un telaino da nido senza che esso si muovesse troppo.
Alla fine ho concluso il tutto fissando le barre, mantenendole incrociate volutamente, al bidone e fissando la barra filettata con i cerchi ai cuscinetti a sfera che avrebbero facilitato la rotazione senza porre nessun attrito.
Dopo un sacco di lavaggi con prodotti chimici e dopo altrettanti risciacqui ho controllato che non vi fossero residui e ho proceduto con la smielatura agganciando nella parte alta dello smielatore un trapano elettrico.
C’è da dire che con telaini pieni occorre fare attenzione con il trapano e dosare la potenza gradualmente poiché se se ne eroga subi troppa si rischia di distruggere i telaini inseriti, cosa che infatti è successa alle prime due cavie inserite.
Terminata questa fase ho travasato tutto dentro a due pentole in acciaio inox lasciando il miele a riposare, coperto, per circa 15 giorni, dopo i quali ho provveduto all’invasamento.
Il tempo passa, vola..
Da agosto fino alla settimana scorsa il clima è sempre stato per la stagione calda e soleggiata quindi la situazione in apiario non è mai cambiata, fino a che non è arrivato il primo freddo e a quel punto nei nuclei sono scomparse tutte le covate maschili che fino ad una settimana prima erano presenti, poi quando le temperature hanno iniziato a scendere anche la notte la regina ha iniziato a rallentare la deposizione di operaie fino proprio a cessarla questa settimana.
Visita del 25-10-2014
L’ultima visita che ho effettuato è stato sabato 25 ottobre e la situazione è ben delineata in tutti i nuclei, ovvero, le api stanno spostando le scorte di miele tutte da una parte poiché abbandoneranno il prima possibile i telaini più esterni, ma passiamo alla situazione dettagliata famiglia per famiglia:
Arnia verde
L’arnia verde, contenente la famiglia che è sciamata (con la regina vecchia), presentava un cassettino sporco solamente nella parte sinistra il che significa che le api stanno lavorando maggiormente in quel lato )anche perché è presente ancora il diaframma che le tiene su 7 telaini. Già da questa visione ho capito che a destra dello spazio a loro disposizione vi erano le scorte e che avrebbero dovuto traslocarle per poter passare l’inverno senza effettuare molta strada per recuperare il cibo.
Aprendo l’arnia ho avuto conferma di quanto avevo supposto e in più ho notato la totale assenza di covata fresca, ma la presenza solamente di covata opercolata.
La regina, sentenziosa, deve aver sentito il cambio climatico e ha deciso di attendere qualche tempo prima di deporre altre uova, entrando il quella fase chiamata “blocco di covata” e nel quale si effettuano i trattamenti contro la varroa (presente in quantità notevole in questa arnia intuibile anche dalla quantità di acari morti nel cassettino.
Arnia azzurra
L’arnia azzurra, contenente la famiglia che ha “subito” la sciamatura e che ha provveduto a farsi una nuova regina è quella che possiede più scorte di tutte, ma si sta comportando nella stessa maniera, ovvero sposta il miele per averlo più vicino durante l’inverno.
Estraendo il cassettino da questa arnia mi sono stupito, in negativo, poiché ho trovato un pugno di api morte che non vi sarebbero dovute essere.
La causa di questo fenomeno non mi è chiara anche se ho formulato alcune ipotesi, ho comunque richiesto i pareri di altri apicoltori e non appena avrò notizie più certe rispetto a delle ipotesi fatte da un principiante sarà mia premura avvisarvi.
Per ora posso solo dire quello che è certo, ovvero che anche questa arnia ha una quantità abbastanza elevata di varroa che sarà spazzata via dai trattamenti effettuati probabilmente settimana prossima, che le scorte si trovano sempre nella parte destra della famiglia ma che le api si stiano preparando a passare l’inverno nel lato sinistro.
Inoltre ho cercato di effettuare uno scatto ravvicinato al vassoio così da rendere ben visibili le varroe, che sarebbero i piccoli scudi marrone-rossi presenti tra i detriti, che vi riporto qui sotto.
Sono ben visibili più di una varroa, ma ce ne una al centro della foto che si nota velocemente, si trova a destra del truciolo giallo di polline.
Quel che non vi ho detto è che quando sono arrivato in apiario questa arnia presentava ben due intrusi, il primo era un ragno enorme e ancora vivo appollaiato sul retro dell’arnia la cui ragnatela era talmente robusta che ho fatto fatica io stesso a staccarla dalla parete per riporlo qualche decina di metri più lontano.
Mentre la seconda intrusa era questa misteriosa farfalla (credo che sia una falena notturna) che ha incastrato la resta nella porticina dell’alveare, probabilmente incuriosita dal tepore che emanava e, dopo essere stata aggredita dalle api, è perita in quella posizione.
Fa comunque riflettere come l’ape non abbia paura di creature molto più gradi di lei (basti pensare che attacca anche l’uomo se infastidita) e che riesca a uccidere creature che sono anche 20 volte lei, come il caso di questa falena.
Comunque la famiglia al suo interno si è manifestata forte e in pieno lavoro di preparazione per l’inverno, quindi neppure i due intrusi o il misterioso evento che ha fatto perire quel pugno di api, hanno intaccato l’equilibrio instaurato nel nucleo.
Arnia arancio
Questo nucleo non smette mai di stupirmi, appena arrivate nel mio apiario mi ha colpito la loro aggressività, poi la loro produzione di miele ed infine la totale assenza di varroa che ho riscontrato nel fondo durante l’ultima visita.
Naturalmente non sono così stolto da credere che non vi sia per nulla, anzi potrebbe essere anche più infestata delle altre due famiglie, ma mi ha fatto specie ritrovare dopo due settimane un cassettino completamente pulito.
Come le altre due arnie, anche questa si sta preparando per l’inverno spostando le provviste e avendo fermato la deposizione delle uova, quindi non mi rimane che trattarla per la varroa e vedere se effettivamente ne era priva o semplicemente sono meno capaci di spulciarsi a vicenda.
Una cosa che ho introdotto in una delle visite di fine luglio sono le clip colorate per differenziare gli anni dei telaini, in modo da effettuare la giusta rotazione che vede il rinnovarsi di due telaini ogni anno così da avere al massimo telaini vecchi 5 anni. Questo modo di operare fa parte delle buone pratiche apistiche che riducono i rischi di malattie come, ad esempio, la peste americana ed europea.
L’estate sta finendo e il sole se ne va..
Con l’arrivo dell’inverno e della fine della stagione apistica credo che una riflessione sia d’obbligo sia per analizzare il mio primo anno in apicoltura, sia per comprendere che cosa mi ha arricchito in questo primo anno di avventura.
Quello che non mi immaginavo assolutamente all’inizio di tutto questo trambusto è che si è realizzato oltre ogni mia aspettativa è quanto le api e l’apicoltura in generali muti in continuazione, puoi visitare le api e dopo una sola settimana tornare a visitare lo stesso nucleo e trovare tutto sconvolto, capovolto, mischiato, confuso.
Un mondo davvero interessante, impossibile da comprendere a pieno, ma bellissimo da ammirare e soprattutto da vivere.
Il momento che mi è rimasto più nel cuore e quello che porterò per sempre con me è stato quando sono andato a raccogliere le api che erano sciamate: svegliarmi la mattina con il sorgere del sole, recarmi in apiario prima di andare a lavorare, trovarle strette, unite in un solo essere, scrollarle, sconvolgere il loro equilibrio, indirizzare la regina dentro al cassettino, ammirare come si richiamavano a vicenda, chiudere il cassettino, portarle lontano, andarle a riprendere una settimana dopo, travasarle. Magnifico, davvero l’esperienza più bella che mi potesse capitare.
Ora non mi resta che prepararle al meglio per l’inverno, scrollando da loro tutto il carico di varroa che anno accumulato questo mese e aiutarle con l’alimentazione nel caso ne necessitassero.
Spero di riuscire a far passare questa temibile stagione a tutte e tre le famiglie e riprendere sia con il blog che con l’apicoltura a inizio stagione.
Un piccolo rammarico però ce l’ho, quello di non essere riuscito a postare ad ogni visita effettuata in apiario, pazienza, sarà l’obbiettivo per l’anno prossimo.
A presto, bzzz!
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Lug 14 2014 La vita e i sogni sono fogli di uno stesso libro: leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare.
Ciao a tutti,
è da veramente troppo che non pubblico un post in questo blog per aggiornare lo stato della mia avventura, ma sono stati due mesi davvero tosti dove ho dovuto lavorare fino a sera inoltrata e non ho avuto tempo di fermarmi a scrivere.Ci eravamo lasciati che entrambe le arnie in mio possesso erano in ottima salute e avevano ricoperto tutti i telaini a loro disposizione.
Riprenderò il mio racconto proprio dalla visita successiva a quella che vi ho descritto nel precedente post.Non credo di avervelo detto precedentemente ma io visito regolarmente l’apiario una volta a settimana per non recare troppo disturbo alle nostre amiche.
Arnia Azzurra
Durante la visita successiva, ispezionando un po’ sommariamente perché avevo poco tempo a disposizione, avevo costatato che il tutto stava procedendo bene e, non essendo troppo convinto sul da farsi, ho optato per aspettare ancora una settimana per deporvi il melario.
Errore che ho pagato nel giro di qualche giorno poiché dalla suddetta arnia il 18 giugno verso l’ora di pranzo è partito uno sciame che si è fermato, nel giro di una decina di minuti, a una quindicina di metri dall’arnia di partenza.Io essendo al lavoro non ho potuto fare altro che sperare che la mattina successiva fossero ancora lì e non avessero già trovato un’altra dimora.
Con l’emozione che riempiva il cuore fino a farlo esplodere mi sono alzato presto e sono andato sul luogo dove avevano visto lo sciamo posarsi, mi sono avvicinato e l’ho trovato ancora lì.Non potendo tagliare la vite ho deciso di creare una piccola struttura sospesa da terra e, una volta che il porta sciami fosse stato in posizione, agitare convulsamente la vite per farle precipitare all’interno della cassa.
A questo punto ho cominciato a cercare la regina, sapevo che era marcata (infatti al contrario di quello che molte persone pensano, quando una famiglia sciama la maggior parte delle volte è la regina vecchia che lascia la casa e vola via) di rosso e desideravo capire se era caduta all’interno della cassetta oppure no.
Seguendo con lo sguardo il flusso di api che risaliva la vite l’ho avvistata e, con estrema cautela, l’ho afferrata e appoggiata su un lembo della cassa.
Ho atteso qualche minuto per osservare che cosa avesse intenzione di fare la regina, ma tranquilla tranquilla si è infilata tra due telaini agevolandomi ulteriormente il lavoro.
A quel punto non ho fatto altro che agitare ulteriormente la vite, spostare tutta la cassetta sulla terra ferma, chiuderla (lasciando aperta una via) e attendere che tutte le api entrassero nella loro nuova dimora.La stessa sera, al ritorno dal lavoro, ho preso il nucleo (l’ho sigillato) e l’ho portato in un appezzamento di terra che dista più di 3 chilometri dal mio apiario.
Ad una settimana di distanza le ho riportate in apiario e le ho trasferite all’interno di una nuova arnia Verde speranza.
Tornando all’arnia Azzurra, le api che sono rimaste fedeli alla nuova regina hanno continuato ad importare nettare, immagazzinandolo non nel melario ma bensì nel nido ingolfando un pochino la deposizione della nuova regina (che ho avvistato finalmente nella visita effettuata il 12 luglio) e non costruendo più di tanto il melario.
Ricapitolando l’arnia azzurra sta riprendendo il suo normale ritmo con una nuova regina nata probabilmente qualche giorno prima della sciamatura e, spero, che riprenda a costruire nel melario per l’ultimo mese che glielo lascio (ho programmato di levare tutto ad agosto per lasciare più scorte possibili alle famiglie).
Arnia Verde
Questa nuova famiglia nata a seguito della sciamatura si sta sviluppando velocemente, è impressionante vedere la velocità con la quale uno sciame tira della cera, infatti nel cassettino non vi erano favi già costruiti ma solamente fogli cerei che sono stati completamente costruiti nel giro di una settimana.Avendo deciso di tenere più stretta possibile la famiglia ho introdotto nell’arnia un diaframma che separasse il nucleo dai fogli cerei presenti all’interno dell’arnia (mi hanno infatti insegnato che è meglio riempire completamente ogni spazio all’interno dell’arnia poiché le api prediligono gli spazi vuoti per costruire).
Ora questa famiglia si è allargata fino ad occupare sette telaini e credo che la prossima settimana sarò costretto ad allargarla fino a 9.
Arnia Arancio
Quest’arnia sarà l’unica che probabilmente quest’anno mi fornirà del miele da porte consumare.
L’unica pecca rimane l’aggressività, che alla fine dei conti non è un ostacolo così insormontabile.Fino ad oggi si è sviluppata, ha costruito il primo melario (riempiendolo completamente questa settimana) e ora vedrò come si comporta con il secondo.
Durante l’ultima visita ho estratto il telaini trappola dal nido (utilizzato per la lotta bio meccanica alla varroa, di cui non ho trovato traccia) e vi ho eliminato tutta la covata maschile presente.
La stessa operazione dorò effettuarla, probabilmente, alla prossima visita nell’arnia azzurra.
Riassumendo le cose stanno procedendo bene, ho tre famiglie in ottima forma di cui una riesce probabilmente a fornirmi il primo miele da assaggiare.
Spero di riuscire a scrivere la visita la prossima settimana e di documentarvela con foto e video.
A presto, bzzz‼
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Mag 31 2014 Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso vi sorprenderete a fare l’impossibile.
Ciao a tutti,
come oramai di abitudine devo scusarmi per non essere riuscito a postare regolarmente ogni qualvolta ho effettuato una visita, ma, per impegni vari e periodo particolarmente frenetico, non ho avuto modo di avvicinarmi alla tastiera per condividere con voi la mia esperienza.L’ultimo post che avevo scritto riguardava l’arrivo dei due nuclei nel mio apiario, da allora ogni settimana ho effettuato la consueta visita per capire lo stato delle famiglie e anche per prendere la mano con quelle piccole routine che accompagnano ogni apicoltore per tutta la durata della sua avventura.
Quando i nuclei sono arrivati erano composti da 5 telaini: due di scorte e tre di covata.Già alla prima visita essendo ancora in piena fioritura dell’acacia ho introdotto due foglie cerei per arnia, in questo modo le famiglie si sarebbero espanse fino ad occupare 7 telaini.
Nella visita della settimana successiva ho scoperto, con straripante felicità, che avevano costruito, tutte e due le famiglie, entrambi i fogli cerei che avevo introdotto, ma non essendo ancora utilizzati se non per quale pallina di polline sparsa qua e la ho deciso di lasciare decantare la situazione.
Purtroppo non ho ne foto ne video che testimoniano queste visite poiché essendo le prime volte volevo concentrarmi più sulle api e sui gesti da compiere che sull’immortalarle.Nella visita del 24/05 conclusa la fioritura dell’acacia, ho riscontrato una presenza massiccia di scorte e per questo ho deciso di introdurre altri due fogli cerei per portare le famiglie ad occupare 9 telaini.
Durante questa visita sono riuscito ad avvistare entrambe le regine e, anche se era vi era presenza di covata fresca, questo mi ha rincuorato ulteriormente e mi ha fatto sperare per il meglio.
Sono riuscito, anche se con una qualità non molto alta a filmare parte della mia visita, ovvero quella sulla cassa arancione, che ho costatato essere un pochino più aggressiva rispetto l’azzurra.Trascorsa un’ulteriore settimana eccoci arrivati alla visita avvenuta il 31/05/2014 e nella quale ho costatato, oltre allo stato generale della famiglia, se avessero costruito o meno i fogli introdotti la settimana precedente.
Arnia Azzurra
Come oramai d’abitudine ho ispezionato prima l’arnia azzurra che, essendo di natura più tranquilla, non mi crea grossi problemi. C’è da dire che la giornata non era molto favorevole in quanto la notte aveva piovuto forte e il sole incominciava a penetrare tra le nubi proprio quando visitavo l’apiario, inoltre ogni tanto si alzava qualche folata di vento freddo che infastidiva le api.L’arnia azzurra che era partita più deboluccia rispetto all’arancione ora ha raggiunto lo stesso livello di popolazione e anche a livello di telaini di covata è sullo stesso livello, ovvero possiede i due telaini più esterni con ricche scorte di miele e polline, mentre in quelli centrali è presente una gran quantità di covata che al momento dello sfarfallamento (ovvero quando un’ape completamente formata esce dalla cella che era stata precedentemente opercolata dalle compagne) ricoprirà abbondantemente ogni telaino, costringendomi probabilmente a posizionare il melario poiché altrimenti avrebbero troppo poco spazio per muoversi.
Durante la mia visita ho potuto anche costatare la presenza di fuchi (i maschi delle api) che scorrazzavano liberamente per i telaini producendo ogni tanto il loro caratteristico ronzio, molto diverso da quello prodotto dalle ali delle operaie.
Con la macchina fotografica ne ho voluto immortalare uno il cui ronzio sovrastava spesso quello degli altri, tanto caratteristico che mi ha permesso di scovarlo nel telaino ed catturarlo, sono da notare le dimensioni rispetto alle operaie, si vede che è stato alimentato bene.Prima di richiudere quell’arnia ho notato un’ape solitaria stranamente scusa, non so dire se si tratti di una ape anziana, di un’individuo affetto dal mal di maggio oppure se appartiene alla fantomatica casta delle api “ladre” di cui parlava il mio tutor durante il corso, fatto sta che mi ha incuriosito e vedrò di informarmi su che cosa sia realmente.
La visita all’arnia azzurra mi ha rivelato che la famiglia si trova in splendida forma e che ha costruito in maniera del tutto normale (anche se tagliando un pochino il foglio in prossimità dei fili maggiormente scoperti) i due telaini con foglio cereo che gli avevo precedentemente introdotto.
Speriamo che prosegua con questa marcia.Arnia Arancione
Per quanto riguarda l’arnia arancione, sono rimasto un pochino perplesso rispetto alla sua aggressività, poiché prima di addossare alla genetica la colpa voglio eliminare ogni altro fattore possibile. Prima dell’ultima visita ho provato a lavare la tuta da lavoro per vedere se fosse l’odore del veleno che le infastidiva ma non ho ricevuto i risultati sperati, durante la visita ho controllato che non vi fosse una cella reale perché credevo in una possibile sciamatura, ma, oltre aver rimosso la cella dove era uscita la regina attuale (che era ancora presente) non ne ho trovate altre.
Ho visto anche la regina che continua a deporre in maniera regolare e senza problemi evidenti, quindi credo che l’ultima mossa fattibile sia l’immissione del melario per vedere se è un problema di sovraffollamento, anche se non credo.
Per questa visita ho preferito fare un video in maniera tale da permettervi di gettare un’occhio, oltre al mio, dentro a quest’arnia.Nella seconda metà del video mi vedete allontanare poiché si stavano arrabbiando parecchio, infatti se osservate i pochi instanti che seguono il mio movimento per allontanarmi vedrete una flotta partire in volo e gettarsi verso la mia direzione.
La tuta e i guanti hanno fatto il loro dovere, ma vorrei arrivare a non doverli usare perché possiedo delle api molto tranquille e pacifiche, col tempo spero di riuscirci (ovviamente non addomesticandole, ma selezionando le famiglie più docili qualora dovessi fare delle regine).Detto questo non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento a settimana prossima. Bzzzz!
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Mag 05 2014 Forse il nostro universo si trova dentro al dente di qualche gigante..
Ciao a tutti,
è da qualche tempo che non scrivo in questo blog della mia avventura.
Il motivo di questo sostanziale silenzio stampa era dovuto al fatto che la mia avventura con le api non aveva ancora fatto il primo battito d’ali nel volo solitario, almeno fino ad ora.Finalmente dopo la conclusione del corso base sull’apicoltura tenuto dall’associazione forlivese apicoltori (A.F.A. per gli amici) e le tre lezioni pratiche che mi hanno permesso, oltre che di mettere per la prima volta le mani dentro una famiglia, soprattutto di conoscere altri ragazzi interessati a questo mondo e con cui sono sicuro si instaurerà una bella collaborazione, se non un’amicizia.
Detto questo passiamo alle cosa importanti:
da qualche tempo avevo ordinato i due nuclei che vorrei condividessero con me tutto questo percorso da un apicoltore di Bologna, il quale mi ha trasmesso da subito una straripante passione e una professionalità unica.Con immensa gioia e trepidazione da parte mia, ci accordiamo per effettuare il ritiro Domenica 4 Maggio (unico giorno non bersagliato da temporali, acquazzoni ed intemperie di ogni sorta), così preparo il tutto, svuoto il camioncino della ditta di mio padre a alle 18.30 io e la mia morosa partiamo con meta Bologna.
Attraversato il traffico spinoso del centro città, del tutto non abituale per dei provincialotti come noi, arriviamo nelle campagne Bolognesi e ci fermiamo dopo qualche minuto di ricerca davanti ad un cancello altissimo, degno di una reggia.
Iniziamo, temendo di non trovare il luogo dell’incontro, a cercare di capire nel navigatore dove dovevamo andare, ma solo quando il cancello si aprì ed uscì un ragazzo con in mano la maschera tipica dell’apicoltura capii che ci eravamo fermati nel punto giusto per puro caso.Passati i soliti convenevoli, decidiamo di aspettare che il volo delle operaie cessi per rischiare di chiudere fuori il minor numero possibile di api.
Impacchettate di tutto punto e legate con cura nel retro del camioncino prendiamo, consapevoli del nostro prezioso carico, la via del ritorno.Arrivati in apiario, senza troppe difficoltà, scarico i due nuclei ancora tutti sigillati e li posiziono sopra le arnie nelle quali poi dovranno essere trasferite l’indomani.
Essendo già molto tardi e le tenebre avevano avvolto il mondo già da diverso tempo, mi limito solamente ad aprire le due porticine e mi allontano, dopo aver fatto qualche scatto (ovviamente).Lunedì 5 Maggio mi sveglio presto e mi dirigo, ancora elettrizzato per aver portato le mie prime due famiglie nell’apiario, a lavoro.
Ebbene sì, non ho potuto (sebbene volessi) andare subito dalla api ed effettuare il trasloco, ma ho dovuto aspettare di rincasare la sera dall’ufficio.
Fiondato come un matto in apiario, mi sono vestito ed ho acceso l’affumicatore consapevole che avevo il tempo giusto prima che il sole tramontasse.Armato di buona lena e consapevole che l’obbiettivo non era una visita accurata delle due famiglie, ho iniziato a spostare il nucleo dell’arnia arancio:
l’ho appoggiato a terra lentamente, ho aperto interamente l’arnia facendo spazio per i 5 telaini che la famiglia già aveva costruito e utilizzava.
Con estrema cura e cercando di mantenere le mani più ferme possibili ho inserito nell’arnia la famiglia cercando di recare meno danni possibili, ma questo trauma così imponente giunto sul far della sera ha fatto si che le api si agitassero e anche convulsamente.
Dopo aver aggiunto due fogli cerei (quindi da costruire) tra le scorte e la covata, su suggerimento dell’apicoltore che me le ha fornite, ho richiuso l’arnia e mi sono allontanato di qualche metro facendo in modo che la quiete riprendesse possesso negli animi.Una volta ristabilito un minimo di ordine mi sono recato nuovamente vicino alle arnie, questa volta è stato il turno dell’arnia azzurra.
Anche in questa famiglia le operazioni da compiere erano le medesime, purtroppo anche questo intervento ha causato diverso scompiglio anche se in maniera leggermente inferiore.Allontanatasi la minaccia (ovviamente, io) il tutto è tornato calmo e pacifico nel giro di una decina di minuti, tant’è che quando sono tornato a riprendere i contenitori di cartone le operaie era tutte rincasate, e le poche addette al turno di guardia sbirciavano dalla porticina senza dare troppo peso alla mia presenza.
Giornata intensa, operazioni importanti portate a termine in breve tempo e soprattutto senza intoppi (speriamo).
In conclusione e da quello che ho potuto osservare nel breve tempo che ho visitato la famiglia mentre spostavo i favi, ho due bei nuclei anche se quello azzurro un pochino più deboluccio rispetto allo straripante arancio.
Questo fine settimana, tempo permettendo, effettuerò una visita come si deve per capire lo stato di entrambe le famiglie, fino ad allora:Buon lavoro‼ Sia alle api, che a voi e, non vedo perché no, anche a me.
Bzzzz‼
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Mar 09 2014 Primi lavori nel futuro apiario
Ciao a tutti,
con immensa gioia posto il mio primo articolo che riguarda strettamente la mia avventura con il mondo delle api e che riguarda i primi lavori nel futuro apiario.
E’ passato circa un mesetto dal mio ultimo post e anche dalla mia ultima lezione al corso di apicoltura e in tutto questo tempo non ho fatto altro che attendere l’avvicinarsi della bella stagione o comunque sia di un miglioramento.
Ieri ed oggi sono state due bellissime giornate e ne ho subito approfittato per costruire i due supporti per le arnie.Perchè dei sostegni?
Non so se tutti quelli che leggono lo sanno, ma per varie motivazioni è bene non lasciare a terra le arnie (prima tra tutte è l’umidità costante che porterebbe il legno a marcire in fretta).
Deciso a voler ultimare il tutto in questo fine settimana mi sono recato nel futuro apiario, poco distante vi era un mucchio di bancali rotti o comunque non utilizzati e ho deciso di usare quelli per forgiare il supporto.Mi sono messo di buona lena a ricavare tutto il materiale che mi poteva servire (assi, chiodi e zoccoli di legno) utilizzando i più svariati metodi, primo tra tutti ho riscoperto l’utilità del piedi di porco che in molti situazioni è una manna dal cielo.
Insomma, buttato giù un progetto rudimentale nella mia mente sono partito nella costruzione di uno “sgabello” per ogni arnia che non doveva essere troppo alto, perché mi avrebbe reso il lavoro difficoltoso, ne troppo basso causando il marciume del legno dell’arnia.
In poco più di due ore avevo costruito il primo, traballante, sgabello e con tanto timore ho provveduto a caricargli sopra l’arnia (nella foto sottostante potete vedere una delle tante prove), con mio immenso stupore (scherzo ovviamente) ho notato che la mia costruzione reggeva.Forte del successo appena ottenuto ho preparato il materiale per la costruzione anche del secondo supporto, ma il cui assemblaggio è stato rimandato ad oggi poiché il tempo a mia disposizione era terminato.
All’indomani arrivato ottimista nella zona del futuro apiario ho assemblato velocissimamente anche il secondo supporto e, dopo aver caricato anche la seconda arnia su di esso mi sono accorto che il mio progetto aveva una grandissima falla: le arnie ondeggiavano paurosamente nonostante la leggera brezza che si era alzata.
Intuita la situazione ed escogitato il modo migliore per risolvere mi sono cimentato nella costruzione dei picchetti laterali, in maniera tale da rendere perfettamente stabile entrambe le strutture (senza collegarle insieme per non far sentire ad entrambe le famiglie le stesse vibrazioni).Un buon auspicio
Un episodio che merita di essere raccontato è il seguente:
stavo fissando nel terreno il terzo paletto che avrebbe impedito all’arnia di oscillare con il vento, quando il mio orecchio ha captato uno strano ronzio; incuriosito mi volto in direzione di tale rumore e con stupore mi accorgo che sul tetto di una delle due arnie vi si era posata un’ape, la quale, dopo una veloce pausa, ha ripreso il suo volo alla ricerca di polline per la famiglia affamata.
Il vero peccato è di non aver avuto la macchina fotografica a portata di mano in quel frangente, sarebbe stata una bella cosa da condividere.
Non sono una persona superstiziosa ma voglio pensarlo come un segno di buon auspicio! Incrociamo le dita!I lavori che desidero fare sono ancora molti, nel contempo ho ordinato gli strumenti necessari per intraprendere questa attività: tuta, maschera, guanti e leva (avendo già l’affumicatore ereditato dal nonno).
Non mi rimane che salutarvi e darvi appuntamento al prossimo post! A presto bzzzz! -
Gen 04 2014 Come tutto ebbe inizio..
Ciao a tutti,
per prima cosa mi presento, anche se non sono mai stato bravo nel farlo: mi chiamo Matteo, ho 24 anni e dalla fine dell’anno appena terminato ho deciso di intraprendere una nuova avventura immergendomi nel bellissimo e complicatissimo mondo dell’apicoltura.
Da qualche tempo mi era balenata l’idea di allevare le api, non ricordo bene che cosa fece scattare questa scintilla, ed ho cominciato così ad informarmi sui costi e sull’occorrente che questa attività comportava.
Fortunatamente ho deciso di mandare qualche mail ai fornitori di sciami, i cui siti sono facilmente reperibili googlando, in questo modo sono incappato in un apicoltore che, con estrema gentilezza e con una straripante passione, mi ha indirizzato su quali fossero per lui i passi più giusti per un neofita (uno alle prime armi).Seguendo i suoi consigli mi sono iscritto ad un corso che inizierà il 9 Gennaio (le cui lezioni provvederò a postarle in questo blog) tenuto dall’AFA (Associazione Forlivese Apicoltori). Tale corso dovrebbe permettermi di apprendere le prime basi per poter portare avanti un apiario nel migliore dei modi e, cosa essenziale, permettermi di mettere le mani per la prima volta dentro un alveare avendo al mio fianco una persona esperta che mi indirizzi.
Non riuscendo, però, a stare fermo ad attendere che il corso iniziasse ho deciso di seguire anche un secondo consiglio, il quale prevedeva l’acquisto di un libro in materia per poter capire meglio tutti i piccoli segmenti che, uniti, compongono il complesso e fantastico mondo delle api. La mia scelta è ricaduta sulla terza edizione di “Le Api – Biologia, allevamento, prodotti” di Alberto Contessi, il quale si è rivelato un vero e proprio manuale che mi accompagnerà per tutta questa avventura.
Terminata la lettura di questo manoscritto proprio nella giornata odierna, posso dire che molti miei dubbi sono stati abbondantemente rimossi e che, anche se con molta incertezza per il lato pratico, non vedo l’ora di iniziare ad allevare le mie prime famiglie, infatti, spinto da codesta eccitazione, ho provveduto ad ordinare le mie prime due arnie (le case delle api) dopo aver scelto con attenta cura il fornitore più vantaggioso e con una qualità soddisfacente.
Attendendo che il mio acquisto arrivi e/o che il corso inizi, vi saluto e vi ringrazio per la lettura.
Matteo
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