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4 Gennaio 2014

  • Come tutto ebbe inizio..

    Ciao a tutti,

    per prima cosa mi presento, anche se non sono mai stato bravo nel farlo: mi chiamo Matteo, ho 24 anni e dalla fine dell’anno appena terminato ho deciso di intraprendere una nuova avventura immergendomi nel bellissimo e complicatissimo mondo dell’apicoltura.

    Ape Accigliata

    Ape Accigliata

    Da qualche tempo mi era balenata l’idea di allevare le api, non ricordo bene che cosa fece scattare questa scintilla, ed ho cominciato così ad informarmi sui costi e sull’occorrente che questa attività comportava.
    Fortunatamente ho deciso di mandare qualche mail ai fornitori di sciami, i cui siti sono facilmente reperibili googlando, in questo modo sono incappato in un apicoltore che, con estrema gentilezza e con una straripante passione, mi ha indirizzato su quali fossero per lui i passi più giusti per un neofita (uno alle prime armi).

    Seguendo i suoi consigli mi sono iscritto ad un corso che inizierà il 9 Gennaio (le cui lezioni provvederò a postarle in questo blog) tenuto dall’AFA (Associazione Forlivese Apicoltori). Tale corso dovrebbe permettermi di apprendere le prime basi per poter portare avanti un apiario nel migliore dei modi e, cosa essenziale, permettermi di mettere le mani per la prima volta dentro un alveare avendo al mio fianco una persona esperta che mi indirizzi.

    Non riuscendo, però, a stare fermo ad attendere che il corso iniziasse ho deciso di seguire anche un secondo consiglio, il quale prevedeva l’acquisto di un libro in materia per poter capire meglio tutti i piccoli segmenti che, uniti, compongono il complesso e fantastico mondo delle api. La mia scelta è ricaduta sulla terza edizione di “Le Api – Biologia, allevamento, prodotti” di Alberto Contessi, il quale si è rivelato un vero e proprio manuale che mi accompagnerà per tutta questa avventura.

    Terminata la lettura di questo manoscritto proprio nella giornata odierna, posso dire che molti miei dubbi sono stati abbondantemente rimossi e che, anche se con molta incertezza per il lato pratico, non vedo l’ora di iniziare ad allevare le mie prime famiglie, infatti, spinto da codesta eccitazione, ho provveduto ad ordinare le mie prime due arnie (le case delle api) dopo aver scelto con attenta cura il fornitore più vantaggioso e con una qualità soddisfacente.

    Attendendo che il mio acquisto arrivi e/o che il corso inizi, vi saluto e vi ringrazio per la lettura.

    Matteo

  • Arnie razionali

    Cosa si intende per arnie razionali?

    Per arnie razionali si intende il ricovero che l’uomo fornisce alle api da lui allevate.
    Da quando l’uomo ha iniziato l’allevamento delle api sono stati utilizzati i più svariati materiali per fornir loro un ricovero adeguato.

    Esempio Arnia

    Esempio Arnia

    Esistono due categorie di arnie razionali o a favo mobile, ideate quasi contemporaneamente a metà del secolo scorso, in America dal reverendo Langstroth ed in Germania da Berlepsch.
    Dal primo gruppo, dette americane, fanno parte tutte le arnie in cui i favi si estraggono dall’altro, del secondo gruppo, dette tedesche, fanno parte le arnie in cui i favi si estraggono dal retro, uno dopo l’altro.
    Caratteristica comune di queste arnie è di possedere un fondo, un nido, uno o più melari, una soffitta ed infine un tetto.
    Le arnie a favo mobile sfruttano una caratteristica biologica delle api che le induce a propolizzare (spargere la propoli, una sostanza resinosa) gli spazi attraverso i quali non riescono a passare, a costruire ponti di cera in quelli superiori ai 9 mm ed a lasciare intatti spazi compresi fra i 7 ed i 9 mm.

    Nelle arnie razionali quindi si inducono le api a costruire i favi entro telaini di legno che, introdotti nell’arnia, lasciano uno spazio di circa 8 mm fra i bordi esterni e le pareti, stessa cosa avviene tra favo e favo.

    Tutte le arnie di tipo americano derivano dall’originale modello Langstroth, successivamente modificato in più riprese. In Europa si è maggiormente diffuso un modello prima modificato da Dadant e successivamente da Blatt.
    Da questo modello, detto Dadant-Blatt deriva il modello italo-Dadant-Blatt da cui discende l’arnia più diffusa in Italia, standardizzata al Congresso Nazionale di Brescia: l’Italica-Carlini.
    Oggi ne esistono due versioni fondamentali, a fondo mobile ed a fondo fisso con portichetto, così detta “da nomadismo”. Entrambe le versioni esistono da 10 e da 12 telaini.

    Costruire un’arnia

    Oltre che comprare arnie già confezionate e pronte all’uso è possibile assemblare da soli o commissionare il lavoro ad un falegname procurandosi un progetto standard.
    Descriverò di seguito le misure interne che occorre rigorosamente rispettare per avere delle arnie standard e soprattutto utilizzabili:

    Schemi costruttivi delle arnie Italica-Carlini

    A) Schema costruttivo Italica-Carlini a 12 telaini “sedentaria” B) Schema costruttivo Italica-Carlini a 10 telaini “da nomadismo”

    Il fondo è mantenuto sollevato dal piano di appoggio da due listelli, misura 580 x 500 x 20 mm; su tre lati (escluso l’anteriore) sono inchiodati tre regoli (15 x 25 mm) sui quali si appoggerà il nido che lascerà così un’apertura di 15 x 450 mm per il passaggio delle api. Questa viene poi regolata da un’apposita assicella o grata metallica.
    Il nido è una cassa quadrangolare misurante all’interno 450 x 450 mm ed alta 308 mm. In alto, sugli spigoli interni di due pareti opposte, il nido presenta 2 scanalature si 18 x 15 mm per la sospensione dei telaini. Nel caso i telaini si facciano appoggiare su delle reggette metalliche provviste di distanziatori queste andranno sollevate di 5 mm e quindi le scanalature dovranno misurare 23 x 15 mm.
    Il melario è una cassa delle dimensioni del nido (450 x 450 mm) ma alto la metà (154 mm) e pure provvisto delle scanalature per i telaini (18 x 15 mm).
    La soffitta o coprifavo è costituita da tavole che unite misurano 500 x 500 mm per 15 mm di spessore e possono essere mantenute unite da 4 regoli posti sui bordi.
    La soffitta può essere provvista di un foro di 40 mm per la somministrazione di nutrimento.
    Il tetto può essere a doppio spiovente o piano; negli ultimi anni, per la sua praticità, per il minor costo e per la possibilità di sovrapporre le arnie durante il trasporto, si è andato affermando quello piano. Esso è costituito da una intelaiatura in legno (556 x 556 x 100 mm) chiusa da un foglio di masonite, il tutto ricoperto da una lamiera di ferro zincato o di alluminio opportunamente ripiegata.
    Nella versione da nomadismo a 10 favi le misure restano invariate tranne che per la larghezza che invece di 450 mm si riduce in tutte le sue parti a 375mm. Il portichetto anteriore può essere chiuso durante il trasporto con una reticella sostenuta da un apposito telaio.

    Materiali da costruzione

    Il materiale da costruzione di gran lunga più utilizzato in apicoltura è il legno.
    Per ragioni pratiche ed economiche, il legno di abete è quello che riscuote i maggiori consensi.
    Le tavole debbono essere di prima scelta (senza nodi) e ben stagionate (per evitare spiacevoli deformazioni), dello spessore di 25 mm. Tale spessore però dopo la piallatura spesso si riduce a 22-23 mm.
    Trattandosi di un prodotto naturale, esposto all’aria ed alle intemperie, il legno va soggetto a deterioramento, per questo è necessario proteggerlo.
    Il metodo più antico di protezione del legno è quello della verniciatura. Un tempo venivano usate esclusivamente vernici ad olio (principalmente all’olio di lino cotto). Oggi il mercato ci mette a disposizione una gamma di prodotti molto vasta, tra cui:
    Vernice all’olio di lino cotto, Carbolineum, Catrame, Vernici sintetiche, Cera minerale e Propoli.

    Telaini

    Progetti telai nido e melario

    Sopra progetto Telaio da nido, sotto progetto Telaino da melario.

    I telaini, identici nelle due versioni, sono formati da un listello superiore o portafavo ( 470 x 28,5 x 20 mm) provvisto alle estremità inferiori di due incastri di 26,5 x 10 mm, da due montanti laterali (290 x 28,5 x 9 mm) e da una traversa inferiore (417 x 22 x 10 mm) più stretta per non danneggiare le api e gli altri favi quando i telaini vengono estratti dalle arnie. Le dimensioni esterne risultano così di 470 x 300 mm.
    Quelli del melario differiscono per essere più bassi, 146 mm contro i 300 mm di quelli da nido e i montanti laterali quindi misurano 136 x 28,5 x 9 mm.

    Tutte le misure fin qui elencate possono essere variate senza inconvenienti a patto che vengano rigorosamente rispettate quelle interne dell’arnia e quelle esterne dei telaini.

    Di questi due modelli base di arnia esistono innumerevoli varianti, fra cui le più importanti sono quelle provviste di grata forata sul fondo e di fascette laterali per il bloccaggio dei melari e della soffitta.

    Arnie fai-da-te

    In questo articolo descrivo come sia possibile creare delle arnie fai-da-te con strumenti non professionali.

    Fonte: “Le Api – Biologia, allevamento, prodotti” di Alberto Contessi

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